Storia dei due schiaffi europei rifilati a Lollo sulla carne sintetica

Bruxelles boccia la legge italiana sul divieto di “carne coltivata”: violata la procedura europea, le norme sono disapplicabili da qualsiasi tribunale nazionale. Dichiarato illegittimo dalla Corte di Giustizia anche il divieto di “meat sounding”

In poche settimane da Bruxelles arriva una doppia bocciatura alla legge che vieta la “carne coltivata” voluta dal ministro Francesco Lollobrigida. Il “No al cibo sintetico” è stata la battaglia politica più importante del ministro dell’Agricoltura, tanto da essere inserita nel documento sui grandi successi dei “Due anni di governo Meloni”. Dal punto di vista propagandistico, anche grazie alla scenografia con i palloncini e le bandiere della Coldiretti, ha funzionato. Sul piano pratico è stata un disastro. Come mostrano le recenti pronunce della Commissione Ue contro l’Ungheria e, prima, della Corte di Giustizia Ue contro la Francia.

L’Ungheria, infatti, aveva notificato alla Commissione una proposta di legge analoga a quella italiana, che vieta la produzione e la commercializzazione di cibo coltivato, ovvero fatto in laboratorio. Bruxelles ha risposto, al termine della procedura, con una nota della commissaria Stella Kyriakides secondo cui il divieto è “ingiustificato” e “non necessario”. La commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare specifica che nessun prodotto a base di carne coltivata è stato autorizzato e, quindi, non c’è la possibilità che vengano immessi in commercio. Pertanto il divieto di Budapest “è ingiustificato, in quanto potrebbe precludere la procedura di autorizzazione armonizzata per i nuovi alimenti a livello Ue, che prevede una valutazione scientifica da parte dell’Efsa”.

Il parere di Bruxelles arriva all’interno della procedura Tris, che serve a prevenire ostacoli al mercato europeo: ogni proposta di legge nazionale che può avere un impatto sul mercato unico deve essere notificata e discussa in Europa prima dell’approvazione, per evitare violazioni di un principio cardine dell’Ue come la libera circolazione delle merci. In questa procedura anche quattro stati membri come Svezia, Lituania, Paesi Bassi e Repubblica Ceca si sono espressi negativamente. E la Commissione ha raccolto le loro obiezioni. Ora, dopo il parere negativo, l’Ungheria è costretta a rinviare l’adozione del disegno di legge di sei mesi, a rispondere alle obiezioni della Commissione ed eventualmente a correggere la sua proposta.

Perché non è accaduta la stessa cosa per la legge Lollobrigida, che invece è stata approvata dal Parlamento? Semplicemente perché l’autoritario Viktor Orbán è stato più rispettoso del diritto europeo rispetto al governo Meloni. Perché, come aveva rivelato il Foglio a ottobre 2023, Lollobrigida, immaginando la bocciatura, aveva chiesto a Bruxelles il ritiro della notifica Tris giustificandolo con il fatto che era in corso la discussione parlamentare e il testo della legge avrebbe potuto subire delle modifiche. In realtà, il testo è stato blindato così com’era e il governo ha inviato la notifica solo dopo l’approvazione della legge. La Commissione chiuse la notifica informando il governo che era stata violata la procedura Tris e che, pertanto, la nuova legge è disapplicabile da qualsiasi tribunale nazionale. La Commissione non entrò neppure nel merito perché la legge Lollobrigida aveva un vizio procedurale. Ma ora, nel caso della legge ungherese, ha bocciato il divieto alla “carne sintetica” anche nel merito.

La legge Lollobrigida include anche un altro divieto, quello di “meat sounding”, cioè la denominazione con riferimenti alla carne per alimenti vegetali (tipo “hamburger di soia”). Quell’articolo è stato duramente contestato da UnionFood, l’industria alimentare italiana, perché penalizza i produttori nazionali. Così il ministro, stretto tra le bandiere gialle della Coldiretti a favore e le proteste di UnionFood contro, ha deciso di non pubblicare il decreto attuativo con l’indice delle denominazioni proibite (che doveva essere emanato entro 60 giorni). In risposta a un’interrogazione dei deputati di +Europa, Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova, che si sono sempre opposti al divieto (il secondo subendo per questo persino un’aggressione fisica da parte del presidente della Coldiretti Ettore Prandini), a febbraio Lollobrigida dichiarò di esser in attesa della “pronuncia di una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue nei confronti di analoga disposizione di legge adottata in Francia”. Il 4 ottobre la Corte di Giustizia ha bocciato la norma francese sul meat sounding. Quindi, anche questo articolo, oltre che disapplicabile per vizio procedurale come il resto della legge, è illegittimo nel merito.

E’ questo il risultato di due anni di campagna coldirettista di Lollobrigida contro il rischio ipotetico della “carne sintetica”, condotta mentre nel frattempo avanzava la peste suina che sta producendo danni enormi ad allevatori e industria delle carni. Anche la gestione dell’emergenza “peste suina” è stata bocciata dalla task force di tecnici EuVet della Commissione.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali

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