Meloni e carabinieri, la nomina del nuovo capo spacca il governo. Crosetto non cede su Luongo

Scade il mandato del comandante generale dei carabinieri, Mantovano spinge per Cinque, Crosetto, preferisce Luongo, ma il ministero della Difesa è isolato e in FdI c’è chi lo accusa di essere tropo amico del Pd

Chi sceglie? Chi decide? Chi lo sceglie il prossimo comandante generale dei Carabinieri? Lo sceglie il ministro della Difesa, Crosetto, o lo suggerisce l’Autorità delegata, Mantovano? I candidati sono tre e il favorito è Cinque (Mario). Il 14 novembre scade il mandato di Luzi e si sa già che il nome di Crosetto è Salvatore Luongo come si sa che Mantovano predilige uno fra Cinque e Riccardo Galletta. Sono tre formidabili servitori ed è naturale che Crosetto preferisca uno e Mantovano un altro. Nulla di male. Ma cosa accade se Crosetto non la spunta? Alessandro Giuli ha rivendicato il diritto di nominare il capo di gabinetto (ed è finita male, per fuoco amico), Crosetto può rivendicare lo stesso diritto di Giuli?

A prescindere dai nomi, e si ripete, tutti straordinari, la nomina del prossimo comandante generale dei Carabinieri racconta della separatezza di un altro ministro ancora, Crosetto. La nomina è di competenza esclusiva del ministro della Difesa, sentito il parere del capo delle Forza Armate, il presidente Mattarella. Viene ratificata in Cdm e da ora in avanti, già da lunedì, ogni occasione è utile per farla. L’attuale vice di Luzi è Luongo e assumerebbe la funzione, alla scadenza, proprio come è accaduto per la Gdf con Andrea De Gennaro, che ha sostituito Zafarana, oggi presidente Eni. Si ripropone a un anno di distanza la stessa dinamica: una nomina di competenza ministeriale potrebbe essere “commissariata” da Palazzo Chigi. Giorgetti ha condiviso la decisione di Giorgia Meloni e Mantovano, nominando De Gennaro, ma Crosetto non è Giorgetti. Vuole la nomina di Luongo, perché si fida, lo stima, perché è lui che deve formalizzare la proposta e perché pensa che “Mantovano sia troppo signore per fare quel mestiere lì”. Chi è Luongo? E’ stato capo del legislativo con i ministri Pinotti, Trenta, Guerini e Crosetto. Ha una consuetudine con la politica, come è naturale che sia per chi ha svolto quel ruolo. Chi è Galletta? E’ l’outsider, il più anziano dei candidati, generale di Corpo d’armata, e guida il Comando Interregionale Pastrengo. Ha lavorato in Sicilia, a Palermo, e Mattarella era solito pregare presso la cappella militare quando Galletta era di stanza in Sicilia. Chi è Cinque? E’ la figura privilegiata da Mantovano ed è stato comandante dei corazzieri e aiutante di campo del presidente della Repubblica. Chi è l’uscente? E’ Luzi, nominato da Guerini, e il 10 ottobre ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, a Goffredo Buccini, dove ha parlato a favore dello ius soli. Luzi, come è già accaduto, con i comandanti della GdF, può ambire, legittimamente, alla presidenza di una partecipata, come l’Anas, ma il governo vuole Luzi all’Anas? Da settimane, per primo il quotidiano Domani, si scrive della disputa Crosetto-Mantovano, di questa nomina, ma il caso Crosetto è molto di più che una questione di nomine. E’ un altro caso Giuli, ma che attraversa, corpi dello stato. Meloni si fida ancora di Crosetto? E qual è la missione di Mantovano? Il sottosegretario all’Autorità delegata sta cambiando il volto dei servizi, vuole vedere chiaro su troppe vicende opache. Crosetto ha denunciato più volte manovre, tentativi di dossieraggio, ed è stato audito al Copasir. Sono audizioni secretate ma le facce parlano e le facce dei membri di FdI al Copasir, quando Crosetto interviene, non sono facce amiche. FdI rimprovera al ministro una prossimità con il vecchio mondo, con il Pd e dice: “Crosetto parla con un Pd, ma è il partito della difesa o è il Partito Democratico?”. Da ministro, Crosetto è chiamato a scegliere anche il prossimo segretario generale della Difesa e il capo della Divisione armamenti. Al momento, il segretario generale della Difesa, con funzioni vicarie, è la vice Luisa Riccardi che lavorava con la ministra M5s, Elisabetta Trenta. Per il capo della Divisione armamenti si fa il nome di un funzionario dalla bella storia, che non può che intrecciarsi con la storia recente della Difesa. E’ l’ex capo di gabinetto di Lorenzo Guerini, Antonio Conserva, comandante del Comando Logistico dell’Aeronautica Militare. La soluzione potrebbe essere Cinque al posto di Luzi (passa la linea Mantovano) e le due nomine (segretario generale e capo della Divisione armamenti) lasciate nella “disponibilità” di Crosetto. Ma i corpi si fiderebbero ancora di un ministro a metà? All’inizio del governo è stato Crosetto a parlare di “machete”, ipotizzare la sostituzione violenta dei burocrati, delle figure legate a stagione passate. Cosa accade quando il machete lo maneggiano gli amici?

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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