Palazzo Citterio, un disastro sindacale quasi fatto

I sindacati della Pinacoteca di Brera hanno proclamato un sciopero per il 7 dicembre per impedire l’inaugurazione di Palazzo Citterio. Dopo 52 anni di attesa, l’apertura del museo è a rischio

Cinquantadue anni. Un tempo infinito persino l’immobile Italia. Dal 1972, quando il grande direttore Franco Russoli lo acquistò, Palazzo Citterio attende di diventare la “Grande Brera” dedicata al Novecento. La data fissata in pompa magna è la mattina del 7 dicembre. Forse. Perché gli astri della cattiva politica, della cattiva burocrazia e del cattivo sindacalismo si stanno minacciosamente allineando per produrre un disastro che sarebbe una figuraccia a livello mondiale. Rischia di avverarsi, purtroppo, la profezia di James Bradburne, former director: “Finché un direttore non potrà assumere un usciere l’autonomia dei musei non esiste e i grandi musei non potranno funzionare”.

In breve: il personale necessario per aprire il nuovo museo non c’è (anche la Pinacoteca è sotto organico) e non è stato assunto. Nonostante le promesse nessun concorso (tempi biblici) è stato indetto, nessuna alternativa esperita. L’ex ministro Sangiuliano aveva sognato di appuntasi al petto la medaglia di “ministro che ha aperto Citterio” e aveva promesso un fantomatico decreto per l’assunzione brevi manu di personale esterno. Rimasto nel cassetto. Il solare successore Giuli ha altri guai e, per il momento, si è ben guardato dal dare seguito all’idea: non ha nessuna intenzione di incappare in una scelta poco ortodossa e soprattutto di litigare coi sindacati. Il direttore Angelo Crespi ci aveva messo la faccia, volonteroso e contento. Anche se forse in cuor suo sapendo che si poteva andare a sbattere, e nel caso l’unica faccia sul muro sarà la sua. Perché è accaduto quel che tutti da mesi attendevano: i sindacati della Pinacoteca di Brera hanno proclamato un sciopero per il 7 dicembre per impedire l’inaugurazione di Palazzo Citterio, “non sussistono le condizioni necessarie all’apertura” è la motivazione di facciata. In realtà il sindacato vuole impedire che con una soluzione ponte (ad esempio il ricorso al personale di Ales) si voglia “esternalizzare pressoché completamente il servizio” andando verso “una privatizzazione definitiva”.

Va detto che da anni il sovietico sindacato di Brera si oppone alle aperture serali, festive e a qualsiasi innovazione degna di un museo moderno. Quello non interessa, interessa solo bloccare “la privatizzazione”. A Citterio il 7 dicembre era prevista anche la presenza di Mattarella. Chissà che nelle prossime settimane la cattiva politica trovi una soluzione col pessimo sindacato.

  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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