“La rissa Virzì-Ramazzotti? La Dolce vita ormai sa di insalata”

Una scazzottata moderna, paparazzata in stile fai-da-te, senza alcuna traccia di quel divismo tipico delle serate romane in un’epoca ormai tramontata. Pizzi e Barillari parlano della lite fra il regista e l’attrice: “Oggi i veri divi sono i politici: il cinema non tira più”

La Dolce vita oggi? Ha il sapore dell’insalata. O semmai della rucola d’una pokeria. Ed ecco. E’ proprio qui, in un insalatificio sul colle Aventino, che si è consumata nel giugno scorso la rissa tra il superbo regista di “Ovosodo” Paolo Virzì (e annessa figliola Ottavia) con l’ex moglie nonché attrice Micaela Ramazzotti (e annesso fidanzato, culturista tatuato, Claudio Pallito). Baruffa finita – ricorderete – con tutti i partecipanti refertati in pronto soccorso, con lesioni aggravate, denunce reciproche, iscrizione sul registro degli indagati, e infine, giusto oggi, con la remissione delle querele e la richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma.



Ed ecco quindi che sulle prime, a sentire di risse romane, venivano in mente “le risse vere, le risse col trucco” (Filippo Ceccarelli, “Il letto e il potere”, 1994). Le risse insomma della Dolce vita che però, dall’Harry’s Bar a Insalata ricca – il ristorante dove Ramazzotti e Virzì si sono accapigliati – ha cambiato set e sapore. Perché, come ci dice Umberto Pizzi, il maestro reporter delle serate romane, oggi ritrattista per il Fatto quotidiano, “quelle attuali, ormai, sono risse da mal di pancia”. E, come ancora aggiunge il re dei paparazzi Rino Barillari, raggiunto dal Foglio: “Altro non sono, le risse moderne, che scazzottate montate col telefonino. Paparazzate fai-da-te per sopravvivere all’agonia”. O meglio, “per sopravvivere al fatto che i film non funzionano, che è tutto un falliment”. (Barillari parla in roman-english almeno dai tempi della rissa con Peter O’Toole nel 1984 in via Veneto).



Ed ecco. Il punto secondo Pizzi e Barillari – che la Dolce vita l’hanno vissuta non meno che immortalata – è che tutto si riduce a pinza e rucola perché il divismo, in estrema sintesi, non esiste più da queste parti. “La Ramazzotti – ci dicono quasi all’unisono – non è la Loren”. E questo lo sapevamo. “E Virzì è una bella persona, ma…”. E’ un irresistibile regista livornese, s’intende, che Roma l’ha raccontata, come spesso capita, assai meglio degli indigeni. Eppure il sospetto, qui, è che ci si sia menati senza apparente motivo. Che Virzì e Ramazzotti si siano graffiati, insultati, persino filmati, non per l’eccesso di dionisismo proprio dei divi, ma per ringalluzzire a fronte del fatto che i film, in sala, non tirano più.



Pizzi ricorda così, a proposito di divismo, il suo pugno in faccia a Gérard Depardieu fuori dal Jackie O’. Barillari ci dice ancora di O’Toole, o Lawrence D’Arabia, che prendendolo a botte gli procurò quattro punti all’orecchio e un milione di lire in risarcimento. Storie note. Ma a questo punto, per non sfociare nella lode dei tempi antichi anche noi, per sperare insomma in una reviviscenza della Dolce vita che non abbia il retrogusto della rucola sulla pinza di Micaela Ramazzotti, ci domandiamo – e domandiamo a due fotografi – chi siano, se non i divi, perlomeno i semidivi, oggi. Ed ecco che a rispondere, in questo caso, è Umberto Pizzi: “Gli unici ‘personaggi’ adesso sono loro”, ci dice il fotografo. Ma loro chi? “Sono quelli che fotografo io: i politici”. Quelli insomma che se non si picchiano poco ci manca.



E allora si capisce che, finito il cinema, a Roma, non resta che la politica. Il semovente corpaccione zetatiellino (che vive e prospera cioè nella Ztl) che può capitare d’immortalare per esempio alla Festa del Cinema. Là dove non c’è più Polanski, dove non c’è Depardieu, dove c’è la festa ma non c’è il cinema, e dove può capitare – ancora – d’immortalare uno sguardo languido. Un gioco d’occhi, commenta Pizzi, “come quello tra Bianca Berlinguer e Walter Veltroni, trafitti dalla di lui moglie, e pubblicato lunedì scorso sul Fatto”. Anche se poi, a pensarci bene, non servono più telecamere né macchine fotografiche. Giacché, a pensarci bene, il gossip della Dolce vita – che è diventata agra – si è davvero spostato a Palazzo. Là dove bastano un paio d’occhiali da sole con telecamera nascosta per essere protagonisti dello scandalo del giorno.

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