Calenda: “Bene Schlein su Stellantis. Landini la butta in caciara”

Il leader di Azione, che ieri ha partecipato allo sciopero generale con le opposizioni e i sindacati: “Ho criticato Elly per i silenzi sul gruppo degli Elkann, ma devo riconoscere che ha cambiato posizione. Il segretario della Cgil si è svegliato? Ma le sue sono dichiarazioni risibili. Aspetto ancora un confronto con lui”

Dice che lo sciopero generale di ieri sull’automotive, organizzato anche per denunciare la situazione di Stellantis, è un “bel segnale. Soprattutto perché erano tanti anni che i sindacati dell’auto non sfilavano insieme. E’ importante che l’abbiano fatto su una vicenda così urgente. Purtroppo come sarebbe potuta andare a finire lo si capiva da tempo”. A Carlo Calenda va riconosciuto almeno il merito di aver insistito talmente tanto, sul tema, da convincere il resto delle opposizioni a elaborare un piano industriale condiviso. A tal punto che ieri il leader di Azione era nella stessa piazza non solo con Elly Schlein e Giuseppe Conte, ma anche con il segretario della Cgil Maurizio Landini, con cui ha battagliato per mesi. Landini ha chiesto al governo di predisporre un tavolo. “Finalmente si è svegliato? Penso che questa sia una situazione che evidentemente non può più ignorare”, ragiona il senatore col Foglio. “Ma certo le sue dichiarazioni sono risibili. Dice che lui era contrario anche ai piani industriali di Marchionne, quando all’epoca si producevano un milione di veicoli in Italia. Si vede che vuole buttarla in caciara. E invece sono molto contento che con tutte le opposizioni, nonostante la diversità di vedute ad esempio sul green deal, abbiamo fatto un lavoro serio per elaborare un piano industriale vero, con proposte per abbassare il costo dell’energia. Ho spesso criticato la segretaria Schlein per i silenzi e le timidezze su Stellantis, complice anche la proprietà degli Elkann su Repubblica. Devo riconoscere che ha cambiato posizione e questo è un fatto assolutamente positivo. Io invece da Repubblica e Stampa continuo a essere ignorato, ma non per questo ho intenzione di rivedere le mie convinzioni. Anche se dovessero continuare a non considerarmi da qui ai prossimi dieci anni”.

Calenda la scorsa settimana, dopo l’audizione dell’ad di Stellantis Carlos Tavares in Parlamento ha fatto un discorso molto puntuale su tutte le incongruenze raccontate dal gruppo italo-francese. “La richiesta di tutte le opposizioni sarà quella non sono di ascoltare John Elkann in Parlamento”, spiega. “Ma anche di chiedere a Giorgia Meloni di essere considerati, coinvolti. Perché è incredibile che proprio adesso che si fa una battaglia tutti insieme la destra sia completamente sparita”. La premier non vi sta ascoltando? “No. Io a inizio anno le avevo riconosciuto di essersi resa conto del problema, aveva parlato della necessità di conservare l’interesse nazionale. Ma da allora non ha fatto nulla. Ed è incredibile perché per affrontare quella che è anche una crisi di sistema a livello europeo, tutti i governi stanno prendendo delle decisioni molto forti. Noi invece abbiamo un ministro come Urso che continua a parlare di rilancio dell’Ilva, del milione di veicoli che dovrebbero essere prodotti in Italia, tutte cifre campate in aria. Nonostante le nostre proposte, hanno sbagliato anche con l’applicazione del piano Transizione 5.0. E’ il segno che sulle cose concrete questo governo dimostra tutta la sua profonda debolezza”.

Torniamo a Landini. Questo riavvicinamento di piazza, col riconoscimento della necessità di un intervento rapido sul futuro di Stellantis, produrrà un riavvicinamento anche nella collaborazione politica? “Io non condivido niente del fare sindacalismo di Landini”, risponde allora Calenda. “La genericità delle cose che dice è l’essenza del populismo sindacale. Lui fa politica. E lo si vede quando a fronte di una serie di sparate quotidiane, il sindacato riesce a strappare degli accordi e dei contratti che vanno a svantaggio dei lavoratori. Non è una questione personale. Io ho sempre sfidato Landini sulle cose che diceva. Lui ha risposto che mi avrebbe querelato ma quella querela io non l’ho mai vista. Ora, che sia in tribunale o in televisione, io credo che un confronto prima o poi vada fatto”.

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.

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