Soldi, armi, bugie. Putin applica alla Moldavia al voto il manuale collaudato in Ucraina

Domenica i moldavi vanno a votare per le presidenziali e per un referendum sull’adesione all’Ue, e poiché la Russia ha piani alternativi rispetto alla leadership pro europea di Chisinau, il voto è una questione di esistenza stessa del paese: se s’interrompe il percorso verso l’Ue, la Moldavia soccombe. Tutti i paesi su cui Mosca vuole esercitare la sua influenza si ritrovano nella stessa condizione: difendersi o smettere di esistere

“L’ingresso nell’Unione europea è per noi una questione esistenzialeha detto a Politico Europe la vicepremier moldava, Cristina Gherasimov – E’ l’unico modo per consolidare la nostra democrazia: non abbiamo un piano B”. Domenica i moldavi vanno a votare per le presidenziali e per un referendum sull’adesione all’Ue, e poiché la Russia ha piani alternativi rispetto alla leadership pro europea di Chisinau, il voto è una questione di esistenza stessa del paese: se s’interrompe il percorso verso l’Ue, la Moldavia soccombe. Tutti i paesi su cui Mosca vuole esercitare la sua influenza si ritrovano nella stessa condizione: difendersi o smettere di esistere.

In Ucraina, questa influenza è guerra – bombe, assalti, torture, esecuzioni, deportazioni da quasi mille giorni – in Moldavia sono 15 milioni di euro in fondi russi finiti nelle tasche di 130 mila moldavi che fanno campagna contro Maia Sandu, la presidente, e per votare “no” all’adesione all’Ue; sono un centinaio di persone indagate (alcune arrestate) dalle autorità moldave perché si sono addestrate in Russia, Bosnia e Serbia per organizzare sommosse dopo il voto; sono il sito MD24, il sito dell’agenzia russa Ria Novosti, altri dieci siti e cinque canali televisivi che pubblicano disinformazione “ad alta frequenza” e costituiscono “un rischio per la sicurezza nazionale”. Soldi, armi, disinformazione: il modello di destabilizzazione russo è questo, solo che dopo l’invasione dell’Ucraina sappiamo non soltanto che si può trasformare in violenza indiscriminata, ma anche che è insaziabile.

“Abbiamo visto incendi, sabotaggi e molto altro, azioni pericolose condotte con una spietatezza sempre maggiore”, ha detto Ken McCallum, il capo dei servizi segreti britannici, l’MI5, parlando della minaccia russa oltre l’Ucraina; “un atteggiamento aggressivo a livelli mai visti prima”, ha ribadito Bruno Kahl, il capo dei servizi segreti tedeschi. “Vladimir Putin sta cercando di colpirci tutti e dappertutto”, ha detto Fiona Hill, che lavorava nel Consiglio di sicurezza nazionale americano e ora è stata assunta dal governo britannico: cita, per fornire una sintesi della strategia del Cremlino, il titolo di un film, “Everything Everywhere All at Once”. L’Economist ha pubblicato un dossier dal titolo “Diventare ferale” in cui elenca le azioni di sabotaggio più o meno violente da aprile fino a oggi, in Europa e negli Stati Uniti soprattutto, e intervista, tra gli altri, lo storico Sergei Radchenko, che ricorda che le campagne di disinformazione non sono certo una novità per Mosca, ma che qualcosa di nuovo c’è ed è il fatto che “prima queste operazioni facevano parte della politica estera, ora sono la politica estera” della Russia.

A un incontro con la stampa questa settimana, un portavoce del Cremlino ha negato, naturalmente, ogni ingerenza e ha rilanciato, dicendo che i moldavi vogliono buoni rapporti con la Russia ma questa ambizione viene costantemente repressa dai politici sostenuti dall’occidente. Il Cremlino sfrutta la sua exclave militare in Transnistria – dove ci sono 1.500 soldati russi – e ha costruito nuovi legami politici ed economici all’interno della Moldavia per impedirne l’integrazione in occidente. Tra i pro russi ricorre il nome più celebre, quello di Ilan Shor, un magnate condannato per frode che si pensa viva in Russia: due dei suoi partiti politici sono stati banditi o non possono candidarsi perché giudicati incostituzionali o per motivi di sicurezza nazionale. Shor, che è nella lista dei sanzionati degli Stati Uniti perché coinvolto in interferenze elettorali in nome della Russia, ha offerto somme di denaro per votare “no” al referendum sull’Ue e per sostenere il rivale più competitivo di Sandu, Alexandr Stoianoglo, un ex procuratore generale che fa campagna per boicottare il referendum, descrivendolo come uno stratagemma della presidente per ottenere più voti (è lui che potrebbe costringere Sandu al ballottaggio, previsto il 3 novembre).

Secondo l’Institute of War, la Moldavia nel 2024 è simile all’Ucraina tra il 2014, l’anno della prima invasione russa e dell’annessione illegale della Crimea, e il febbraio 2022: il Cremlino ha applicato gli stessi strumenti del suo manuale di guerra ibrida per modellare la governance e gli orientamenti geostrategici di entrambi i paesi. Lo ha fatto anche in Georgia, dove si vota la settimana prossima, il 26 ottobre, e dove al governo c’è un partito, Sogno georgiano, che sostiene il progetto russo di negare ai georgiani un futuro europeo.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d’amore – corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d’amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l’Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell’Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi

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