Il ridicolo Csm della pallanuoto

A Messico 68 Carlos e Smith sfidarono gli Stati Uniti e il Cio sulla questione razziale. E la pagarono. A Parigi, più banalmente, gli azzurri del Settebello hanno sfidato l’inqualificabile classe arbitrale. E adesso la federazione, come fosse il Csm degli arbitri, difende la casta e gliela fa pagare

Il 16 ottobre ricorreva l’anniversario del pugno chiuso in guanto nero di Carlos e Smith alle Olimpiadi del Messico. Combattevano per una causa nobilissima e per quella sfida al potere politico degli Stati Uniti e al Comitato olimpico, che scodinzola sempre dietro a qualsiasi potente, furono radiati e puniti tutta la vita. Oggi le cose sono meno drammatiche, ma più ridicole. La Nazionale italiana di pallanuoto è stata squalificata per sei mesi dalla World Aquatics per le proteste contro il disastro arbitrale (eufemismo) che a Parigi scippò la finale al Settebello. Gli azzurri si erano girati di spalle durante l’inno. Ora la federazione asserisce che motivo della squalifica sono gli “abusi verbali e fisici” avvenuti dopo contro gli arbitri. Ma per queste cose di solito si squalificano per due giornate i soli autori, non per sei mesi un’intera nazione.

No, la cruda verità – le bugie hanno le mutande da bagno corte – è che il potere della pallanuoto e la sua cricca arbitrale, i pm dello sport come in ogni sport sono un potere fuori controllo, hanno voluto tutelare sé stessi e la loro risibile reputazione. L’immagine degli atleti italiani che porgevano il culo li ha feriti. Carlos e Smith hanno pagato per una protesta seria, qui la cosa è molto più piccola. La piccineria del Csm della pallanuoto invece è enorme.

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  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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