Le parole “inopportune” di Macron che “mettono in discussione la legittimità di Israele”. Parla Gérard Unger

Le dichiarazioni del presidente francese sull’embargo alle armi accendono lo scontro con Netanyahu e con la comunità ebraica francese. La versione del vice presidente del Crif

Parigi. “Il minimo che si possa dire è che queste dichiarazioni sono inopportune, perché arrivano in seguito a dichiarazioni altrettanto inopportune fatte il 5 ottobre, ripeto il 5 ottobre, ossia due giorni prima del 7, il giorno dei massacri di Hamas, in cui si chiedeva un embargo sulle armi a Israele”. Gérard Unger, vice presidente del Crif, il massimo organo di rappresentanza degli ebrei francesi, commenta con queste parole in un colloquio col Foglio le frasi pronunciate dal presidente francese Emmanuel Macron durante una riunione del Consiglio dei ministri i cui temi erano la guerra a Gaza e in Libano. L’inquilino dell’Eliseo, secondo quanto appreso dal Parisien e in seguito confermato dal Monde, avrebbe detto: “Netanyahu non deve dimenticare che il suo paese è stato creato da una decisione dell’Onu, quindi non deve ignorare le decisioni dell’Onu”. Il riferimento è alla Risoluzione 181 adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel novembre 1947, che prevedeva la suddivisione della Palestina in uno stato ebraico e uno stato arabo.

“Di conseguenza, non è questo il momento di affrancarsi dalle decisioni dell’Onu”, avrebbe sottolineato il capo dello stato francese, facendo allusione agli spari contro la missione dell’Onu Unfil nel sud del Libano, che Israele chiede di dislocare più a nord per poter portare avanti la sua offensiva contro Hezbollah. “Sono dichiarazioni inopportune anche perché sembrano mettere in discussione la legittimità dello stato di Israele, sottintendendo che ciò che una decisione dell’Onu può aver fatto, un’altra potrebbe annullarla. Le frasi di Macron sono politicamente maldestre e storicamente discutibili”, dice al Foglio Unger, e aggiunge: “Certo c’è stata questa dichiarazione delle Nazioni Unite che auspicava la creazione di due stati in Palestina, è innegabile, ma se gli israeliani non si fossero preparati alla guerra e si fossero semplicemente affidati a questa dichiarazione, lo stato di Israele non sarebbe esistito. Lo stato di Israele, prima ancora del 15 maggio 1948 e della creazione ufficiale dello stato, ha combattuto contro le forze palestinesi nel territorio soggetto alla giurisdizione israeliana, e dopo il 15 maggio ha combattuto contro gli eserciti arabi regolari, soprattutto quello egiziano e giordano. Se gli israeliani fossero stati sconfitti, non ci sarebbe stato nessuno stato di Israele e l’Onu non avrebbe potuto fare nulla”.



Anche Yonathan Arfi, presidente del Crif, ha manifestato il suo sgomento dinanzi alla presa di posizione di Macron. “I commenti attribuiti al presidente della Repubblica, se confermati, sono storicamente e politicamente scorretti”, ha scritto Arfi su X: “Suggerire che la creazione dello stato di Israele sia il risultato di una decisione politica dell’Onu significa ignorare la storia secolare del sionismo”. Prima ancora dell’esplosione della polemica, la seconda nel giro di dieci giorni, Macron e Netanyahu si erano parlati al telefono per oltre un’ora alla ricerca di un punto di equilibrio, ma senza trovarlo. Secondo quanto riferito dell’Eliseo, il presidente francese, durante il colloquio, ha insistito sulla “necessità assoluta di un cessate il fuoco immediato in Libano”. Macron, inoltre, “ha espresso la sua indignazione per il ferimento di diversi caschi blu da parte delle forze israeliane a Naqura, e ha esortato Israele a porre fine a questi obiettivi ingiustificabili”. Il primo ministro israeliano ha ribadito a Macron la sua opposizione a qualsiasi cessate il fuoco “unilaterale” in Libano.



Ad aggravare le tensioni tra Parigi e Gerusalemme è anche la decisione da parte del governo francese di vietare alle aziende israeliane di essere presenti a Euronaval, il più importante salone internazionale dedicato alla difesa navale in programma dal 4 al 7 novembre. Le azioni di Macron sono una “vergogna per la nazione francese e per i valori del mondo libero, che lui stesso afferma di sostenere”, ha scritto su X il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant. “La scelta di discriminare per la seconda volta le industrie di difesa israeliane in Francia aiuta i nemici di Israele durante la guerra. Ciò si basa sulla decisione di imporre un embargo sulle armi allo stato ebraico”, ha aggiunto Gallant, prima di concludere: “La Francia ha adottato e sta costantemente implementando una politica ostile nei confronti del popolo ebraico. Continueremo a difendere la nostra nazione dai nemici su 7 fronti diversi e a combattere per il nostro futuro, con o senza la Francia”.

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