La strategia della stabilità di Bin Salman

Il principe ereditario saudita va a Bruxelles, riceve gli iraniani, tiene su gli accordi di Abramo. Così l’Arabia Saudita si è ritagliata così un ruolo da interlocutore a tutto tondo. I giorni delle condanne dopo l’omicidio di Khashoggi sono ormai un lontano ricordo

I leader europei hanno accolto con una calorosa stretta di mano il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman (noto come MBS), arrivato nel pomeriggio di mercoledì a Bruxelles per il primo vertice di cooperazione Ue-Consiglio di cooperazione del Golfo. Assieme alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, erano presenti a vertice anche l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, e l’emiro del Bahrein, Hamad bin Isa al Khalifa – meno blasonata, invece, la delegazione degli Emirati, guidata dal vice primo ministro di Abu Dhabi. La presenza di MBS è stata voluta dalle autorità di Bruxelles, per dare lustro e peso a un incontro che certifica l’importanza del Golfo per l’Ue, soprattutto per quel che riguarda il conflitto in medio oriente dopo il 7 ottobre 2023.



La centralità del Golfo per l’Unione europea in realtà è precedente, come dimostra la creazione, nel 2023, del ruolo di rappresentante speciale dell’Ue per la regione del Golfo, affidata a Luigi Di Maio. L’ex titolare della Farnesina ha spiegato in un’intervista data all’Ispi che la necessità per l’Ue di “una partnership più stretta con il Golfo” precede persino la guerra in Ucraina, quando la crisi energetica ha rimesso al centro della scena i paesi del Golfo. Ma quella tra Ue e Golfo non è soltanto una questione di pozzi e oleodotti.



Le monarchie arabe dell’area, in particolare l’Arabia Saudita, formano il “nuovo centro di gravità in medio oriente”, come viene definito il Golfo nell’omonimo libro degli analisti Cinzia Bianco e Matteo Legrenzi (Il Mulino, 2023). La regione, infatti, è diventata un nodo strategico non solo per gli idrocarburi, ma anche per la diplomazia. Il Qatar, assieme all’Egitto, ha fatto da mediatore nei negoziati (infruttuosi) tra Israele e Hamas, mentre l’Oman è da tempo il canale di dialogo ufficioso tra l’Iran e gli Stati Uniti. L’Arabia Saudita di MBS ha lavorato molto negli ultimi anni per non farsi invischiare eccessivamente nelle nuove crisi regionali e per limitare i danni in quelle già aperte (Siria e Yemen). La strategia è quella di avere le mani libere, in modo da muoversi pragmaticamente e senza farsi imbrigliare in schemi precostituiti e posizioni ideologiche. L’attacco di Hamas a Israele, un anno fa, sembrava aver messo un ostacolo all’ingresso dell’Arabia Saudita negli Accordi di Abramo, voluti dagli americani, che hanno portato alla normalizzazione delle relazioni tra Israele e quattro paesi della regione (Emirati, Bahrein, Sudan e Marocco). Tuttavia, a distanza di un anno, Riad non esclude in alcun modo un futuro ingresso nell’intesa, con cui Washington intende subappaltare a Israele la sicurezza del Golfo in chiave anti Iran.



Al contempo, Riad ha avviato un percorso di riavvicinamento proprio con l’Iran, considerato il suo avversario strategico. Grazie a questo processo, ufficializzato nel marzo del 2023 sotto l’egida della Cina (altro peso massimo con cui l’Arabia Saudita ha ottimi rapporti), Riad ha oggi un dialogo aperto anche con Teheran. Tanto che, la scorsa settimana, MBS ha ricevuto una delegazione guidata dal ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi. La visita si è svolta con un tempismo molto particolare, mentre si attende la risposta israeliana all’attacco iraniano del primo ottobre e, a livello pubblico, la casa reale saudita continua a predicare sostegno ai palestinesi, ai quali fornisce aiuti tramite fondazioni benefiche legate alla corona.



L’Arabia Saudita si è ritagliata così un ruolo da interlocutore a tutto tondo. “Riad – spiega una fonte diplomatica europea all’Agi – è un paese chiave della regione del Golfo ma anche di tutta la regione più ampia del medio oriente e Nord Africa. E’ un interlocutore con il quale è fondamentale avere rapporti stretti, anche nell’interesse dell’Ucraina”. I giorni delle condanne e delle accuse dopo l’omicidio di Jamal Khashoggi, ucciso nel 2018, sembrano ormai un ricordo. L’Europa e gli Stati Uniti sperano che un MBS riabilitato usi la sua influenza per mediare nel conflitto in medio oriente, entrato nel suo secondo anno. E’ vero che, visto da Riad, il momento di difficoltà dell’Iran è tutt’altro che negativo, ma a un certo punto le ostilità dovranno cessare. Anche perché il principe ha bisogno di un medio oriente placido e tranquillo per “Vision 2030”, l’ambizioso piano strategico lanciato nel 2016 per diversificare l’economia saudita e ridurne la dipendenza dal petrolio.

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