Walker Meghnagi, un Ambrogino giusto

La proposta di dare il più importante premio della città al presidente della Comunità ebraica milanese è considerata “inaccettabile” e “divisivo” dalle frange più estremiste del consiglio comunale. Pesa il silenzio della maggioranza, nonostante le parole di Sala il 7 ottobre scorso

Le candidature per l’Ambrogino d’oro di Milano sono spesso uno spettacolino da mercante in fiera. Ma a volte forniscono indicazioni serie, e in qualche caso persino gravi, sulla salute politica della città. E’ il caso della proposta di assegnarlo a Walker Meghnagi, appassionato presidente della Comunità ebraica di Milano, formulata dalla leghista Silvia Sardone. La maggioranza di sinistra per ora non ha commentato, ma l’aria che tira tra in banchi del Consiglio comunale si è subito intuita. Il consigliere del Pd Alessandro Giungi, ad esempio, ha preferito commentare un’altra candidatura, quella di Roberto Cenati, ex presidente dell’Anpi: che sarebbe “condivisibile”. Poi si tratterebbe di spiegare ai milanesi che Cenati si era dimesso dall’Anpi in polemica contro le posizioni anti israeliane assunte dall’associazione: “Improprio parlare di genocidio a Gaza”, disse. Parole identiche a quelle usate più volte dalla Comunità ebraica. E allora, perché no Walker Meghnagi? Contro di lui si è scagliata la consigliera verde Francesca Cucchiara, anima proPal della sinistra milanese: “Ci esprimeremo contro. Non è una scelta condivisibile e non l’accettiamo. Da lui mi sono sentita accusata di antisemitismo per aver parlato di genocidio”. Cucchiara è una delle pasdaran che dopo il 7 ottobre si battè contro la proposta di mettere la bandiera israeliana fuori da palazzo Marino, “abbiamo contrapposto la richiesta di mostrare solo quella della pace”. Si presentò anche a un presidio contro l’antisemitismo con un cartello “contro il genocidio a Gaza”. E genocidio, quella sì, è una parola divisiva, come sa Cenati. E irricevibile. Lo scorso 7 ottobre Beppe Sala ha espresso vicinanza senza ombre alla Comunità ebraica, ha definito Liliana Segre “la guida più importante” e ha posizionato la città e la sua maggioranza politica dalla sua parte di Israele. Peccato che in quella maggioranza le componenti che rifiutano la solidarietà a Israele siano molte, e non solo le frange estremiste verdi. Considerare “divisivo” il presidente della Comunità ebraica di Milano è osceno.

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