Lollobrigida e i “tarli”. I suoi uffici invasi dagli insetti e scatta subito “l’emergenza”

Trasferimenti, riunioni con i sindacati per l’ultima emergenza del Masaf: i tarli. Accade al Crea, ente controllato dove il ministro ha nominato un presidente d’area FdI

Api, vespe e tarli. Sono le “piaghe” di Lollo, il ministro sotto attacco, il ministro con i tarli (al ministero). Non è uno scherzo. E’ stata definita “un’emergenza sanitaria”, sono stati convocati i sindacati e i dipendenti sono stati trasferiti. Il nuovo “flagello” si è abbattuto sul Crea, il Consiglio di Ricerca per la ricerca in Agricoltura, ente controllato dal Masaf. Lo presiede Andrea Rocchi, ed è un’altra strepitosa scoperta della destra, uno capace di destinare 399 mila euro (ministro Giorgetti, prenda nota) per “l’acquisizione dei servizi di digitalizzazione dei processi”, e chiamare d’urgenza i sindacati. Motivo della chiamata? I tarli che avrebbero “infestato la sede”, tanto da meritarsi “una strategia”. I polli stanno ancora ridendo, gli uffici sono stati svuotati per un vero diluvio ministeriale. A Lollo serve un’arca come Noè, l’Arca di Lollo.



La Natura è matrigna, ma Lollo combatte. L’eroe dell’Agricoltura, Konrad Lorenz Lollo, sta superando l’ultima delle prove: la rivolta del tarlo. Un ripasso delle sue fatiche. Aveva l’alveare sopra il tetto del ministero, ma le vespe, cattive e schleiniane, le hanno sterminate. I cinghiali hanno poi scatenato la peste suina (e siamo a due). Il granchio blu si divorava le vongole (e tre) e infine, ecco il coleottero. La storia la svelano solo ora i dipendenti del Crea che hanno la fortuna di lavorare nella sede incanto di via della Navicella. Il Crea è l’eccellenza del Masaf, e il ministro, appena arrivato, lo ha commissariato per avere uomini di fiducia. La sede è vincolata dalla sovrintendenza ed è stata acquistata dallo stato dopo anni di affitto altrove. Mai acquisto è stato più felice di questo, almeno fino a che il tarlo non facesse la comparsa. Questa estate scoppia “l’emergenza”, così la definisce il presidente Rocchi, parola che fa tremare. Rocchi è un docente de La Sapienza e come tutti i docenti ha un suo gruppo di ricerca, composto da allievi e assistenti. Cosa accade? Il presidente, ed è l’unica risposta che si sono dati i dipendenti, coinvolge il suo gruppo di studio.

Assistenti universitari iniziano a frequentare il Crea ma le stanze sono poche e il presidente li vuole vicini, vicini. I dipendenti hanno voglia di andare in ufficio e lo smart working, come si sa, è una pratica oramai abbandonata anche da Amazon. Cosa fare con i collaboratori esterni? La soluzione la offre il tarlo. Una delegazione viene convocata d’urgenza da Rocchi e dal direttore generale Laura Proietti con all’odg “emergenza sanitaria e conseguenti trasferimenti”. E che sarà mai questa emergenza? Rocchi spiega che ci sarebbe un problema di tarli nei mobili, ma che in realtà non è una vera emergenza anche perché, se fosse un’emergenza, scrivono i sindacati, “avrebbe richiesto l’attivazione di procedure sino ad arrivare alla chiusura della sede”. Cosa è allora? Diciamo una “criticità”. Ma i lavori necessitano traslochi temporanei (a Vva Archimede e via Manziana) e mai come in questi casi i sindacati fanno i sindacati. I tarli si trasformano in un capoverso di sindacalese purissimo, della Fir Cisl, con tanto di mano tesa al ministero perché “siamo disponibili a condividere ragionevolmente soluzioni per le fasi emergenziali”, ma da qui la necessità, continua il comunicato, di “avviare subito un percorso di sistemazione certi che la nuova gestione sarà disponibile”. L’altro sindacato, Anief, più duro, contesta la definizione “emergenza” perché manca un atto preciso e parla di “misure sproporzionate”.

Lascia insomma intendere che forse la vera ragione è un’altra, dato che il presidente, scrive sempre Anief, “auspica che al fianco dei propri uffici trovino posto quelli di diretta collaborazione. Non vorremmo che si prendesse a pretesto la questione dei tarli per intervenire sulla riorganizzazione”. Un festival. Riunioni, tavoli, strategie e ovviamente spese come i 399 mila euro che il presidente ha destinato per capire cosa si può digitalizzare e cosa non si può digitalizzare al Crea. Se lo studio costa 399 mila euro, quanto costerà digitalizzare? Non c’è dubbio che si è di fronte a un eccentrico, un altro bel tipo scoperto dall’etologo Lollo. Oltre ai tarli, Rocchi voleva riconvertire un piccolo ammezzato della sede, ma quando gli architetti gli hanno spiegato che c’era solo una scaletta, e che non era possibile, il presidente ha gridato al complotto. Raccontano che abbia cercato la scaletta alternativa perché, diceva, “ci deve essere, la nascondete”. Anche Lollo ha capito che la questione è seria e al Crea sta per nominare la nuova direttrice, Maria Chiara Zaganelli. Solo che Zaganelli, tra le altre cose, bravissima, per andare al Crea, deve lasciare Ismea, ente sempre controllato da Lollo. A Ismea, Zaganelli era dipendente mentre al Crea sarebbe soggetta a spoil system. E’ infuriata ma Lollo può sempre dire, alla Giorgetti, “nella vita servono i sacrifici”. Da una parte il Dpb, la manovra di Bilancio, dall’altro i contratti, i traslochi, i soldi impegnati, i tarli che rosicchiano il bilancio e il ministero di Lollo Lorenz, il Re Salomone con il bucherello. Ishshshshs…

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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