Il voto americano nella post realtà

Dal 2016 al 2024, dai “fatti alternativi” all’assenza di una realtà condivisa, e alla rinuncia di desiderarne una

Non perdete tempo a guardare i sondaggi sulle presidenziali americane, dice il giornalista-star di questa stagione elettorale Ezra Klein: sono dentro ai margini di errore, quindi fallaci, quindi inutili. Ma pure informarsi, su questa campagna che si conclude il 5 novembre, è diventato complicato: il 52 per cento degli americani intervistati dal Pew Research dice che “è difficile” determinare che cosa è vero e che cosa è falso, e il 73 per cento dice che spesso o molto spesso si è imbattuto in informazioni “non accurate” – ma chissà qual è il termine di confronto di questa accuratezza. Michael Caulfield, un ricercatore dell’Università di Washington, ha spiegato nella newsletter “End(s) of argument”: “L’uso primario della ‘misinformazione’ non è affatto quello di cambiare le convinzioni degli altri. La maggior parte della misinformazione è fornita come un servizio per mantenere queste convinzioni pure di fronte a prove schiaccianti che dimostrano il contrario”. Sull’Atlantic, Charlie Warzel ha ripreso le parole del professore e ha aggiunto: è in corso “un assalto culturale a qualsiasi persona o istituzione che opera nella realtà”, e conclude: “Gli americani sono divisi non soltanto dalle loro idee politiche ma dal fatto che credano oppure no in una realtà condivisa, o che ne desiderino una”.

Tra venti giorni ci sarà la terza elezione americana di fila definita “esistenziale”, cioè una lotta tra democrazia ed eversione: nel 2016, quando eravamo ancora poco consapevoli rispetto a ingerenze straniere e disinformazione, vinse Donald Trump ed entrammo nella stagione dei “fatti alternativi” e della post verità; nel 2020, vinse Joe Biden e assistemmo all’atto eversivo più spettacolare e concreto della storia, cioè l’assalto trumpiano del palazzo del Congresso, che invece che imporre la restaurazione di un ordine elementare di rispetto delle regole ha fatto da trampolino a una nuova esplosione di complottismi e bugie che nel 2024, oggi, ci ha portato dritti alla post realtà.

La sfiducia nelle istituzioni, nella scienza, nell’informazione – cioè nei pilastri della convivenza democratica – ha determinato un attacco continuo a chi vive e opera nella realtà, che siano questi politici, giornalisti, medici o finanche meteorologi. Intanto restano le ingerenze straniere (russe, cinesi, iraniane soprattutto), le fake news, le teorie cospirazioniste, le immagini false elaborate dall’intelligenza artificiale. In questo disincanto gli americani voteranno il loro prossimo presidente, un’altra elezione esistenziale in cui la frattura non corre più soltanto lungo il buon senso, la stabilità, la fiducia, ma anche tra i vari gradi di dissociazione dalla realtà.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d’amore – corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d’amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l’Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell’Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi

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