Gli americani ordinano a Israele di occuparsi dei civili a Gaza

Blinken e Austin danno trenta giorni per migliorare l’ingresso degli aiuti. Altrimenti: niente sostegno militare. La lettera arrivata da Washington e la legge che regola trasferimenti umanitari e armi

Esiste una legge americana molto chiara che stabilisce che i paesi che ricevono aiuti militari dagli Stati Uniti devono consentire il trasferimento nelle aree di guerra senza nessuna interruzione di beni umanitari forniti e supportati dagli Stati Uniti. Settembre è stato il mese che ha segnato il numero più basso di camion con aiuti umanitari entrati a Gaza e, ricordando a Israele il suo impegno con gli Stati Uniti, il segretario di stato Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin, con una lettera molto precisa inviata al governo guidato da Benjamin Netanyahu e diffusa dal canale israeliano Keshet 12, hanno elencato gli impegni che lo stato ebraico è tenuto a rispettare e le conseguenze che dovrà affrontare in caso contrario.



Gli Stati Uniti hanno dato trenta giorni di tempo per migliorare le condizioni umanitarie dentro la Striscia di Gaza, per riaprire tutti i valichi, far passare il cibo e gli aiuti, altrimenti i rifornimenti militari verranno interrotti, proprio nel momento in cui Israele combatte in Libano contro Hezbollah, prepara la risposta all’attacco iraniano e si appresta a difendersi da un possibile nuovo attacco da parte di Teheran. La lettera americana è arrivata poco dopo l’annuncio del dispiegamento della batteria antimissile Thaad in Israele.


Rimanere senza il sostegno americano non è un’opzione, ma mai un avvertimento degli Stati Uniti era stato tanto chiaro. Per due settimane i camion con i rifornimenti non sono entrati nel nord di Gaza, dove Tsahal ha ripreso le sue operazioni, chiedendo alla popolazione di spostarsi in una striscia di terra ancora più piccola dove cresce il rischio di malattie e dove è più difficile operare per le associazioni umanitarie. Gli Stati Uniti hanno chiesto consegne regolari, pause umanitarie e di provvedere a una situazione che eviti l’aumento di episodi di rapine, assalti ai rifornimenti che espongono i civili ad altri rischi. Washington non ha mai smesso di dare il suo sostegno a Israele, ma ora è preoccupato per la situazione nella parte settentrionale della Striscia, dove quattrocentomila persone sono escluse dagli aiuti. Per questo l’Amministrazione ha chiesto la rassicurazione a Israele che il piano proposto da un gruppo di generali in pensione per imporre un assedio nella Striscia che permetta ai civili di andarsene, ma che implichi la morte per fame dei terroristi di Hamas con il rischio molto alto di danneggiare la popolazione, non sarà mai messo in pratica. Il ministro della Difesa Gallant ha risposto che Tsahal non sta imponendo “un piano di carestia”.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull’Unione europea, scritto su carta e “a voce”. E’ autrice del podcast “Diventare Zelensky”. In libreria con “La cortina di vetro” (Mondadori)

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