Brucia l’origine

La recensione del libro di Daniele Mencarelli edito da Mondadori, 192 pp., 19 euro

Milano ormai non è tanto lontana da Roma. I treni superveloci e le videochiamate hanno pressoché annullato la distanza, ma resta uno spazio difficilmente colmabile, quello di un diverso modo di concepire la vita, i rapporti, i luoghi. Gabriele ne è testimone. E’ cresciuto in via Lemonia, tra i palazzoni e il Parco degli Acquedotti, patrimonio archeologico custodito all’interno di una distesa infinita di verde. Ancora oggi quegli Acquedotti raccontano la storia di Roma ma anche di Gabriele, di sua madre Tania, del papà Mauro “er pesce”, meccanico, della sorella Giorgia, del suo gruppo di amici, diventati fratelli a colpi di pallone, bevute e lunghe chiacchierate in romanesco.

Questa vita Gabriele l’ha cacciata in un passato da celare con tante bugie da quando si è trasferito a Milano, dove si è affermato a livello internazionale disegnando la “Poltrona Bilancia”. Ora è parte della Milano bene, quella che vive di soldi, successo ma anche di un’infinita e svuotante apparenza. All’interno di queste coordinate, con una scrittura che oscilla tra l’onirico e il poetico, senza dimenticare il gergo parlato, Daniele Mencarelli costruisce il suo quinto romanzo che racconta la misteriosità – spesso l’oscurità –dell’animo umano di chi, inoltrandosi nella vita, vede allargarsi una voragine colma di ferite, vissuti dolorosi, mai sanati. Un baratro fatto di rapporti a volte sinceri ma quasi sempre chiusi che alimentano il desiderio di scappare.

Gabriele è uno che per il mondo ce l’ha fatta, ma questo non basta a placare le domande che si spalancano quando, dopo quattro anni, decide di festeggiare l’anniversario di matrimonio dei suoi genitori. Torna allora a casa per un weekend, continuando a lavorare “a distanza” in attesa di tornare al vorticoso ritmo milanese. Un imprevisto scombina però i programmi e prolunga la sua presenza nella Capitale. Gabriele prova a controllare la situazione ma tutto riaccende in lui sentimenti contrastanti: gli amici segnati da una vita che non fa sconti, gli occhi della mamma, i silenzi del padre, gli insuccessi della sorella. Fanno da sfondo i tramonti, l’alba e la luce sugli Acquedotti, il bar di “sor Antonio”, l’abbraccio di un inverno che a Roma si tinge sempre di un lieve tepore.

Gabriele così farà i conti con ciò che è e ciò che era. Dovrà scegliere se accettare e valorizzare la sua storia o far finta di nulla finché questa non verrà (e verrà sicuramente) a bussare alla porta; capire che cosa desidera per la propria vita e che cosa veramente lo libera: l’alternativa è ampliare il gruppo di quei “sommersi” – a cui lo scrittore dedica il libro – che tentano disperatamente di “aggrapparsi” proprio a quegli Acquedotti che sembrano allontanarsi come elefanti nella notte. Perché perdere il passato significa non vivere il presente e temere il futuro.




Daniele Mencarelli

Brucia l’origine


Mondadori, 192 pp., 19 euro

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