Guterres è diventato più disarmante delle azioni di Unifil contro i terroristi libanesi

Da una settimana il segretario generale dell’Onu è persona non grata in Israele: pesa il suo silenzio sistematico su bombardamenti e attacchi alle infrastrutture compiuti da Hezbollah, ma anche sui missili lanciati dall’Iran diretti agli israeliani, continuando a confondere le vittime con gli aggressori

Su una collina a Labbouneh al confine tra Israele e Libano, due cunicoli di tunnel scendono sotto terra. A pochi metri, la bandiera blu dell’Onu. Non solo Hezbollah ha costruito i tunnel vicino alle strutture di Unifil, ma lancia missili a ridosso di quelle infrastrutture (uccidendo numerosi soldati israeliani). Quando Israele ha ferito due peacekeeper dell’Onu, il segretario António Guterres ha accusato Israele di “crimini di guerra”. Quando dalle zone in teoria sotto controllo di Unifil domenica sera Hezbollah ha lanciato un drone suicida contro una base militare israeliana a Biniamina, vicino Haifa, uccidendo quattro soldati israeliani, Guterres non ha fiatato. L’attacco missilistico iraniano su Israele non ha lasciato indifferente Guterres. Ha espresso preoccupazione per l’escalation e chiesto un cessate il fuoco, ma ha “dimenticato” di dire che l’Iran è l’aggressore e Israele l’aggredito.



Una persona che si informasse tramite le dichiarazioni di Guterres si convincerebbe che gli ebrei sono l’origine della guerra, che Israele è l’asse del male e l’Iran è una nazione amante della pace che sostiene la legittima lotta dei palestinesi. “Israele sta conducendo una crudele campagna militare”, ha detto Guterres sul Libano. Non si è preoccupato di citare l’organizzazione terroristica che lancia missili su Israele da un anno vicino alle basi dell’Onu. A proposito delle esplosioni ai cercapersone di Hezbollah, Guterres aveva chiesto di “non trasformare gli oggetti civili in armi”. Di Hezbollah che trasforma i caschi blu in scudi umani, non una parola. Il segretario dell’Onu non è riuscito a dire “Hezbollah” neanche quando a luglio lanciarono un missile sul campo da calcio di Majdal Shams, nel Golan israeliano, uccidendo dodici bambini.


Le dichiarazioni rilasciate dal segretario sono ormai più prevedibili degli attacchi di Hezbollah. Guterres ha detto di essere “profondamente preoccupato per l’aumento degli scambi di fuoco attraverso la Blue Line. Queste azioni minacciano la stabilità regionale”. Il segretario ha chiesto “un’immediata de-escalation e di attuare la risoluzione 1701”. La dichiarazione è stata più disarmante delle azioni dell’Onu contro Hezbollah. La risoluzione 1701, raggiunta alla fine della Seconda guerra del Libano, imponeva che l’area a sud del fiume Litani (vicino al confine con Israele) fosse “libera da personale armato diverso da quelli del governo del Libano”. Il segretario ha un vecchio debole per la Repubblica islamica, piangendone con bandiere a mezz’asta il defunto presidente Raisi, dandole un posto nel Consiglio per i diritti umani e consentendole di essere eletta nel Comitato Onu per il disarmo e la sicurezza. Il profilo Twitter/X di Guterres è in silenzio radio sulla raffica di missili di Hezbollah da un anno.



Ma Guterres ha affermato che i missili iraniani sono stati lanciati verso “Israele e i territori palestinesi occupati”, togliendo persino a Israele il diritto di essere una vittima. I missili iraniani erano diretti agli israeliani e se alcuni sono caduti a Gerico, uccidendo un palestinese, non erano i palestinesi a essere attaccati. Guterres, che è stato candidato al premio Nobel per la pace, ha cercato di sembrare l’adulto responsabile: “Questi attacchi, paradossalmente, non fanno nulla per sostenere la lotta del popolo palestinese o alleviare le sue sofferenze”. Ecco una delle strane logiche di Guterres, l’ultima persona al mondo che sembra credere ancora che i palestinesi interessino agli iraniani: la violenza contro Israele non aiuta i palestinesi. Come se la guerra contro Israele fosse buona se aiuta i palestinesi. È un miracolo che Guterres non sia stato scoperto come nuovo segretario di Hezbollah. Nel frattempo, da una settimana è persona non grata in Israele, primo segretario generale a non potervi mettere piede. E forse con un certo orgoglio.

Di più su questi argomenti:

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

Leave a comment

Your email address will not be published.