La racchetta che la sinistra regala alla destra insieme alla lotta all’antisemitismo

Prima la difesa del free speech, poi quella delle donne come classe biologica: tutte cose che la sinistra ha messo sotto l’albero di Natale della destra. E poi si lamenta di ciò che i destinatari fanno di questi doni. Lo stesso accade ora con la lotta all’antisemitismo

Se mi regalassero una racchetta da tennis, io che a stento gioco a ping-pong, avrei diverse opzioni: 1) metterla in un ripostiglio e dimenticarla lì; 2) regalarla a qualcuno in grado di maneggiarla; 3) usarla per scolare gli gnocchi. La quarta opzione – imparare a giocare a tennis – probabilmente non mi passerebbe neanche per la testa. Dico questo perché l’accoglienza calorosa riservata ai capi della destra postfascista nelle sinagoghe di Milano e di Roma, nell’assenza pressoché totale dei leader dei partiti di opposizione (eccetto Calenda), è il segno di una scelta molto imprudente: in breve, la sinistra sta regalando alla destra non già la difesa di Israele (lì i rapporti sono di vecchia data), ma direttamente la lotta all’antisemitismo. Non sarebbe il primo regalo, e non è una tendenza solo italiana. La sinistra politica e culturale, in mezzo mondo, ha già impacchettato e messo sotto l’albero della destra cose come la difesa del free speech o quella delle donne come classe biologica. Non contenta di questo, ha preso a lamentarsi di ciò che i destinatari fanno di questi doni non richiesti: ma come, usano la libertà di parola come alibi per spacciare fandonie, difendono strumentalmente le donne per ricreare una società basata sui ruoli tradizionali! E il bello è che non sono sempre critiche infondate. Ma dico io – e torno all’esempio iniziale – avete regalato una racchetta a uno che non si è mai alzato dal divano, che cosa vi aspettavate, che imparasse a giocare a tennis? Piuttosto, sperate che la usi per scolare gli gnocchi, anziché darvela in testa.

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