Conte vede De Pascale e conferma: “No al simbolo di Iv in Emilia”

Il M5s non tiene il punto sul veto al vessillo renziano. “Ormai quello di Renzi non è un partito”, dice al Foglio la grillina Baldino. Replica di Iv: “Sul simbolo questa volta non arretriamo”

Il M5s con i suoi veti sta frenando il “cantiere del centrosinistra” come dice Maria Elena Boschi? “Ma figuriamoci! Guardate che quando parliamo di Renzi non parliamo neanche più di un partito, ormai lui e i suoi fedelissimi rappresentano solo se stessi e qualche comitato d’affari, anche se non lo dicono, lo sanno anche nel Pd”, dice al Foglio Vittoria Baldino, deputata del M5s, tra i parlamentari più vicini al capo, l’ex premier Giuseppe Conte. Il suo ragionamento sta alla base delle richieste che ieri a via di Campo Marzio, quartier generale del M5s a Roma, Conte ha presentato a Michele De Pascale, sindaco Pd di Ravenna e candidato presidente in Emilia-Romagna in un colloquio durato più di due ore. Il povero De Pascale è dovuto scendere in fretta e furia nella capitale per recarsi alla corte del bizzoso capo del M5s e cercare di sbrogliare la matassa che si è attorcigliata negli scorsi giorni intorno all’alleanza per le regionali del prossimo 17 e 18 novembre.



Conte aveva lanciato il suo veto su Matteo Renzi anche per le elezioni in Umbria ed Emilia in un’intervista tv con Bruno Vespa la settimana scorsa, poco dopo aver ottenuto dal Pd l’esclusione dei renziani in Liguria: “Io non sono disponibile ad affiancare il mio simbolo a quello di Renzi, che si è sempre distinto per distruggere, rottamare, prendere i soldi dai governi stranieri”. E però a differenza della Liguria, dove il capo del M5s ha preteso e ottenuto l’esclusione dei renziani, facendo leva sulla presenza fino a poche settimane prima di Iv nella maggioranza di Bucci a Genova, in Emilia, con il presidente uscente Stefano Bonaccini, Iv ha un assessore, Mauro Felicori, e due consiglieri regionali, Pasquale Gerace e Giulia Pigoni. Una differenza riconosciuta ieri anche dal capo del M5s che però non ha alcuna intenzione di arretrare sul suo veto sul vessillo dei renziani. Questa infatti è circa la sintesi del ragionamento che ha esposto a De Pascale: l’Emilia non è la Liguria, non possiamo pretendere che chi già oggi lavora con la maggioranza venga escluso, ma se il Pd vuole che in coalizione ci sia anche il M5s, i renziani devono presentarsi dentro una lista civica o altro contenitore. “E’ chiaro che rispetto alla Liguria, dove Iv voleva metter in lista chi fino a poco prima era in giunta con Bucci, in Emilia non si possono mettere veti su chi già lavorava in maggioranza. Però non può esserci il simbolo di Iv, sarebbe un controsenso per noi”, conferma Baldino. Insomma renziani sì, ma solo in versione no logo. Quella di Conte è una strategia precisa: far sparire prima della prossime politiche il simbolo del piccolo partito renziano per logorare Renzi.

Al Corriere della Sera Maria Elena Boschi ieri descriveva un Conte lacerato dalle “antipatie personali”, non in grado di digerire “la sostituzione con Draghi” a Palazzo Chigi e che per questo “sta fermando il cantiere del centrosinistra”. Baldino le replica così: “Non c’è niente di personale, ma a livello nazionale con Iv non condividiamo nulla quindi non possiamo affiancare i nostri simboli”. Eppure il M5s apre agli esponenti di Iv purchè senza logo del partito, insomma l’obiettivo sembra proprio personale, sembra proprio Matteo Renzi. “Non possiamo negare di aver già sperimentato l’inaffidabilità di un alleato così, ci siamo per così dire già passati, con Renzi può succedere qualsiasi cosa”, riconosce la deputata grillina.



Italia viva intanto sposa la linea dura: “Noi in Emilia-Romagna governiamo già da cinque anni con il Pd, il M5s è il benvenuto, ma Conte e i suoi non possono permettersi di mettere veti”, dice uno dei fedelissimi dell’ex premier fiorentino, Luciano Nobili. Anche sulla possibilità di una lista di renziani senza simbolo si tiene il punto: “Questa volta anche sul simbolo non possiamo arretrare”. C’è la possibilità invece che Iv si presenti in una lista unica con Più Europa e socialisti, ma anche in questo caso, almeno per ora, l’idea è di non rinunciare a mettere, seppur più piccolo, il logo del partito renziano. Per la trattativa restano due settimane, poi bisognerà depositare le liste.

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