Il futuro dell’Europa passa dalle competenze: il rapporto Draghi e la sfida dell’IA

Il capitale umano al centro della rivoluzione digitale: secondo la relazione dell’ex premier, formazione e competenze sono la chiave per una Ue competitiva, pronta all’industria 5.0 e alla sinergia uomo-macchina

Al direttore – Formazione e sviluppo delle competenze rivestono tradizionalmente un ruolo di rilievo nelle politiche europee, e ciò risulta oggi più essenziale che mai essendo il settore dell’educazione particolarmente esposto alle opportunità e sfide dell’intelligenza artificiale. Il recente Rapporto Draghi sta alimentando un dibattito sulla competitività dell’Unione europea e auspicabilmente rappresenterà un punto di riferimento per le politiche delle nuove istituzioni comunitarie. Secondo l’indagine, il capitale umano è il principale attore della crescita economica, per cui è necessario tornare a mettere al centro le competenze, non più intese come mero “costo-funzione” ma quali pilastri fondamentali della rivoluzione digitale. Siamo all’alba di una nuova era, dove l’uomo e la macchina – necessariamente in quest’ordine – vivono in sinergia l’uno con l’altra. Chi lo nega spera forse in cambi di scenario o passi indietro ormai impossibili nel modello economico-sociale dell’“Industria 5.0”. E’ di questi giorni la notizia dell’utilizzo di piattaforme online per la promozione e la raccolta di firme referendarie: senza entrare nel merito, si tratta senza dubbio di un bell’esempio di democratizzazione attraverso la tecnologia. La formazione digitale può contribuire a rendere più efficace la promozione del diritto allo studio, e a evitare il disallineamento tra le competenze richieste dal mercato e quelle effettivamente disponibili. Perché ciò accada, secondo Draghi, “i sistemi di istruzione e formazione devono diventare più reattivi alle mutevoli esigenze di competenze”. Qui emerge l’utilità di una didattica digitale personalizzata, di qualità e asincrona. A livello internazionale, grazie all’utilizzo di algoritmi e all’IA, la formazione si sta adattando sempre più alle esigenze individuali di ciascuno studente, rendendo possibile una revisione continua e rigorosa delle attività, monitorando lacune, progressi e risultati, e consentendo anche a chi lavora di aggiornarsi continuamente, senza rinunciare alla sua attuale occupazione. La competitività dell’Unione europea richiede una forza lavoro con conoscenze adeguate rispetto alle trasformazioni sociali ed economiche in atto. E’ giunto il momento di innovare il sistema educativo spingendo l’acceleratore su università e scuola digitale, senza preconcetti che ostacolino il progresso. Questo cambio di paradigma è la chiave d’accesso per un’Europa più coesa, giusta e competitiva. Lo ha evidenziato il Rapporto Draghi. E’ nell’interesse del nostro paese e dei nostri figli.

*Andrea Stazi, ordinario di Diritto comparato, San Raffaele Roma

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