Più Musk, meno Boccia. Qualche domanda dopo il viaggio americano di Meloni

La presidente del Consiglio è stata criticata in Italia perché ha scelto di farsi consegnare il premio dell’Atlantic Council, lo stesso premio ricevuto anni fa anche da Mario Draghi, da Elon Musk. Perché sarebbe utile valutare cosa può dare all’Italia l’imprenditore invece di focalizzarsi sul suo trumpismo

Il viaggio lampo di Giorgia Meloni in America, con tappa a New York e premio all’Atlantic Council, importante e influente think tank americano specializzato nella difesa della cultura occidentale, è stato molto criticato dalle opposizioni e dagli osservatori poco simpatetici con la presidente del Consiglio. Il motivo forse lo conoscete: Giorgia Meloni ha scelto di farsi consegnare il premio dell’Atlantic Council, lo stesso premio ricevuto anni fa anche da Mario Draghi, nientemeno che da Elon Musk, il capo di Tesla, di SpaceX, di X, il vecchio Twitter.


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Tesi: Elon Musk è un pericoloso amico del trumpismo, un pericolo estremista, negazionista, e il fatto che Meloni abbia scelto di farsi premiare da lui è il segno che Meloni abbia scelto di seguire la strada estremista di Musk.

È davvero così?

In politica, bisogna imparare a separare le carriere, vale anche qui e non solo nella magistratura, e di fronte all’imprenditore più ricco del mondo forse occorre porsi altre domande.

Per esempio: riuscirà Meloni a utilizzare la sua amicizia con Musk per portare un po’ dei capitali di Musk in Italia? Lo spazio c’è. In Germania, Tesla ha aperto una Gigafactory: perché non farlo anche in Italia? In giro per i paesi europei, Musk sta cercando nuovi partner per la sua StarLink, che offre connessioni attraverso i satelliti: perché non farlo anche in Italia? Giudicare Meloni per la sua vicinanza a un imprenditore trumpiano lascia il tempo che trova. Giudicarla per la sua capacità di trasformare quella amicizia in oro forse ha più senso.

La sfida c’è, lo spazio pure: riuscirà Meloni a dimostrare che, come dice Musk, l’Italia è diventata un posto dove vale la pena investire?

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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