Amorazzi a saltello e relazioni prova. Indagine romantica sugli amori larva. Un libro, con matita

“Succede di notte” è il nuovo libro di Valeria Montebello. Attraverso la protagonista Azzurra, l’autrice descrive il tramonto del romanticismo

Per forza le relazioni stanno colando a picco. Guardate come siamo messi, l’unica speranza è che non ci chiedano mai “che avete fatto in questi anni?”. Ci siamo scritti. E abbiamo fatto pure peggio, siamo andati ai piani di sotto, scegliendo di chiamare amore qualsiasi cosa, pure tre righe whatsapp. Per non parlare di quando dalla chat si decideva di traslocare, conosciamoci nel mondo reale, vediamo come va. E come vuoi che vada – ci si doveva dire col senno del mai. “Il brutto di essere single non era essere sola, ma andare agli appuntamenti”. È una frase del libro di Valeria Montebello, “Succede di notte“, in uscita per Feltrinelli, che dovrebbe stare in copertina, anzi andrebbe in copertina proprio come sinossi della generazione, questa. Tenetevi l’amore, lasciateci stare.

La protagonista è Azzurra, 27 anni. Ma potrebbe essere un collettivo di ragazze, le stesse che stanno rispondendo ai sondaggi psicosociali che loro – le venti-trentenni – hanno chiuso con le relazioni perché è un’impresa diventata di dimensioni disumane. Due che si trovano insieme, moderatamente felici, e ci rimangono: pare facile, invece non è più possibile. La noia di coppia è diventata miracolo. C’è una stanchezza sconosciuta, recente, nelle relazioni. Stanchezza preventiva. Si esce sfiniti dai tentativi a vuoto, dagli incontri balzani, dalla conversazione eterna in chat come preliminare a che? Alle delusioni quando va bene, a non vedersi nemmeno quando va meglio. A star da soli si soffre vagamente, sì, ma a mettersi appresso a certi si ammattisce, meglio non avvicinarsi neanche.

Ha un podcast, Azzurra, Post Love. Racconta la nuova era sentimentale, quella dello sfascio, dell’io svaporato, delle sabbie mobili. Le larve: li chiama così, certi protagonisti di amorazzi a saltello, soggetti senza definizione, non è il cattivo della commedia romantica, non è il maiale di Roth, non è l’irrisolto infelicino di Sally Rooney. Magari, erano le incarnazioni gestibili. Questo è uno che ti tocca le sopracciglia per vedere se sono vere o dipinte a matita.

Il punto non è se è amore o no, è come ci riduce la vita a un certo punto. Il punto è che siamo così poco resistenti alla normalità che ci siamo abituati. Online, online è meglio, ci si difende.

“Online avevo accumulato un po’ di precedenti”, racconta Azzurra. “Occupavo serate intere a chattare con loro, anche più di uno alla volta. Quando le mie tattiche di corteggiamento funzionavano sentivo il sangue pompare più forte e poi riassestarsi nelle vene. La corrispondenza mi bastava. Mi bastava anche perché il 99% delle volte l’incontro dal vivo si rivelava una delusione”. Alba, l’amica di Azzurra, la vedeva diversamente. Per Alba quelli online erano degli spostati.

Aveva ragione, solo che quindici anni dopo tutti sono finiti online, e tutti sono spostati, alzi la mano chi si sente bene. Il romanzo è una storia di relazioni-prova, e di un’amicizia, quella tra le due, che negli anni ha perso le fondamenta e sta ad Azzurra ricostruire la casa, e comincia a farlo da lontano, cioè da dentro, dagli uomini che ha scelto: cosa non va nelle persone che ho intorno. Valeria Montebello ha scritto una diagnosi: è tardi per darci un’organizzazione sentimentale più plausibile. Il migliore dei mondi possibili è questo, a “che ne sarà di noi” la risposta dovremo darla così. Confusa, tenendoci qualche illusione scelta, sperando che da qualche cassapanca balzi fuori il desiderio realizzato: cinque minuti di normalità, una persona con il sistema di premesse e conseguenze che non si è bruciato nel corto circuito. Non serve amore, serve qualcosa di logico a cui aggrapparsi – il tormento solipstico è ormai l’arma letale. E perdere al gioco ci sta insegnando a starci.

È un libro consuntivo tecnico di un intero ventennio, racconta bene l’illusione maggiore di questi anni di nevrosi, perlopiù scritte. Una foto di gruppo – presa dall’angolo giusto – della non maturità dei poveri adulti, o in qualunque modo ci vogliam chiamare – colpa nostra o non poteva andare diversamente, non lo sapremo tanto presto.

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