NotebookLM, l’AI di Google, è la più utile del momento

Sembra pensato apposta per lo studio o il lavoro, È uno strumento ancora sperimentale con cui però vale la pena giocare, per capire che aspetto può avere un’intelligenza artificiale tra le più interessanti e strane degli ultimi mesi

Nell’aprile del 2022 l’autore Steven Johnson pubblicò sul magazine del New York Times un articolo che in pochi anni è diventato un portale verso un passato così vicino, eppure così lontano. Nell’articolo Johnson parlava di alcuni suoi esperimenti con GPT-3, un modello linguistico sviluppato da una società allora poco conosciuta, OpenAI, e dello stupore che suscitava in lui l’idea di parlare con una macchina “intelligente”. Da allora sono successe tante cose: pochi mesi dopo OpenAI ha presentato al mondo ChatGPT, dando a milioni di persone la possibilità di parlare con un’intelligenza artificiale generativa; molte aziende hanno cominciato a investire sempre di più su servizi simili, innescando una corsa all’oro che puzza da bolla speculativa; quanto a Johnson, oggi lavora per Google, che lo ha chiamato proprio dopo aver letto quel pezzo.

Anche Google, infatti, stava lavorando a tecnologie simili e cercava consulenti per capire come applicarle a casi concreti e utili, ha spiegato Johnson in un’intervista con il sito The Verge. Dopo qualche anno di lavoro, ecco Google Gemini, la suite di AI di Google; ed ecco uno degli strumenti più interessanti e strani degli ultimi mesi: si chiama NotebookLM ed è uno strumento ancora sperimentale con cui però vale la pena giocare per capire che aspetto può avere un’intelligenza artificiale davvero utile.

Spesso infatti le aziende presentano i loro chatbot come scatole di conoscenza universali in grado di dare risposte a tutto – e un giorno, con l’avvento dell’AGI (l’intelligenza artificiale forte sognata da Sam Altman), potranno finalmente superarci e guidarci. Questa è la promessa, che sa un po’ di minaccia. Nell’attesa che questo succeda, ammesso che succeda, rimaniamo con chatbot notevoli, certo, ma ancora sensibili a errori e allucinazioni. Volendo rispondere a tutto, finiscono per dire anche falsità. Inevitabile.

NotebookLM ha invece meno velleità e ambizioni. Per usarlo, l’utente deve aprire un taccuino, un nuovo progetto, e caricare online i documenti che vuole studiare o analizzare; una volta fatto, potrà discutere con il chatbot su quel materiale, fargli domande, chiedergli interpretazioni. C’è anche una funzione, per ora disponibile solo in inglese, chiamata “Audio Overview”, che trasforma i documenti in una sorta di podcast sintetico, con due voci artificiali che discutono dei contenuti scelti dall’utente. Podcast assurdi a parte, va ricordato che anche altri chatbot sono dotati di “memoria” (la possibilità di caricare dei documenti a cui riferirsi) ma questo sembra pensato davvero per lo studio. O il lavoro.

Il modo migliore per capirne le potenzialità è ricordare che gli esseri umani, per quanto capaci e studiati, leggono ancora un foglio alla volta, una riga alla volta, mentre le AI hanno una visione d’insieme per noi impossibile. Johnson ha raccontato di aver chiesto a NotebookLM (o servizi simili in fase di sviluppo interno a Google) di analizzare anche opere di fiction, tra cui i suoi stessi romanzi: in un caso, ha chiesto all’AI di individuare i punti in cui l’autore alludeva a qualcosa senza però precisarlo, se non molte pagine dopo, e di metterli assieme. È un compito complesso che un lettore umano può fare, certo, ma con più tempo e molti appunti a disposizione.

NotebookLM ci ricorda che prima ancora di sostituire artisti, DJ, musicisti e programmatori, tecnologie simili dovrebbero aiutarci ad analizzare le informazioni, velocizzando processi e rendendosi davvero utili. Insomma, lavorare al posto nostro, o almeno semplificarci la vita: “Cara macchina, ecco una montagna di documenti che impiegherei ore, se non giorni, a leggere: aiutami a cercare i punti che mi interessano”. Questo è il futuro che vogliamo.

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