Chi è davvero Meghan Markle? Nessuno lo sa

La vera colpa della duchessa di Sussex è aver ridotto il principe Harry a salice piangente in salsa woke. Fenomenologia di una “dittatrice in tacchi a spillo”

“Dittatrice su tacchi a spillo” o datrice di lavoro che regala sorrisi e fiori? Narcisista dai “momenti psicopatici” o principale premurosa che versa su chi la circonda “the milk of human kindness” (grazie Will, c’è una tua citazione per tutte le occasioni)? Bullizzata o bullizzante, carnefice o vittima? Le definizioni variano a seconda dei giornali, tot tabloid, tot sententiae. Oppure, azzardiamo l’ipotesi più probabile e più inquietante, tutte e due insieme? Ovvio, qui si parla di Meghan Markle maritata Windsor, duchessa di Sussex. Le ultime ostilità le ha aperte l’Hollywood Reporter che ha intervistato l’ex membro dello staff (lo staff dei duchi pullula di ex, come si vedrà) che definisce la principale, appunto, “un dittatore in tacchi a spillo”. Il giornale calcola in diciotto le persone fuggite dal servizio ducale; uno di quelli che hanno scelto la libertà ha pure proposto di fondare il “Sussex survivor club”, il club dei sopravvissuti ai Sussex. Qualcun altro racconta: “Tutti sono terrorizzati da Meghan. Sminuisce le persone, non accetta consigli. Harry è una persona molto affascinante, che non si dà arie, ma asseconda la moglie in tutto e per tutto. E lei è semplicemente terribile”. È un fatto che l’ex capo dello staff, Josh Kettler, si sia licenziato in agosto dopo appena tre mesi. E non è certo il primo. Né i capricci sarebbero iniziati dopo la Megxit, l’uscita dei Sussex dalla Royal Family. Quando ancora ne faceva parte, Meghan era stata battezzata “Duchess Difficult”: se la pronunciate con il birignao di Maggie Smith alias contessa madre di Grantham (morta ieri all’età di 89 anni: grazie, signora, di tutto), la definizione diventa ancora più deliziosa, puro “Downtown Abbey”. Le solite gole profonde raccontarono di mail spedite alle cinque del mattino cui la duchessa pretendeva risposta immediata, in attesa di “ridurre in lacrime uomini grandi e grossi” in prima persona. Nel 2018 ci fu perfino un’inchiesta interna di Buckingham dopo che l’addetto stampa di Meghan aveva parlato di comportamenti “del tutto inaccettabili”. Le conclusioni non sono mai state rese pubbliche.

La controffensiva è stata affidata all’Us Weekly, che in un noiosetto panegirico (se si parla bene di qualcuno, subito l’interesse langue) ha raccolto testimonianze di impiegati ed ex tali che lodano una padrona che distribuisce agli schiavi fiori e uova fresche (boh), regala un guinzaglio lussuoso a chi ha appena adottato un cane, s’informa su malattie e matrimoni. Troppo per il Daily Breast che contro-contrattacca intervistando tre anonimi dipendenti. Uno è quello che le dà della psicopatica, “ho visto persone che venivano masticate, sputate e fatte sentire delle m…e”. Il secondo spiega che la Meghan “è adorabile quando va tutto per il verso giusto, ma diventa un demone quando le cose si mettono male”, trovando conferma del suo irredimibile narcisismo “nel fatto che il suo staff riferisca a una rivista quanto sia straordinaria” (in effetti…). Il terzo spiffera una sfuriata telefonica di mezz’ora a un fiorista, colpevole di aver rivelato dei dettagli su un bouquet destinato alle mani ducali.

Chissà. La vera colpa di MM, in realtà, è quella di aver trasformato un bravaccio rude ma simpatico come Harry in una specie di salice piangente in salsa woke, impegnato a tempo pieno a lagnarsi di torti veri o presunti, e facendo perdere a una Ditta già a corto di personale uno dei suoi membri più potenzialmente carismatici. In cambio di cosa, poi? Parlare male dei Royals è un lavoro a termine, una pistola con un colpo solo: sparato quello, e Harry e Meghan l’hanno sparato grosso, non serve più a molto. Da qui, dicono, le manovre per un ritorno all’ovile britannico del figliol prodigo e, ormai è chiaro, per nulla prodigio. Forse l’ostacolo è proprio Meghan, una piccola Diana che ha fortissimamente voluto far parte della famiglia più esclusiva del mondo ma senza alcuna intenzione di accettarne le regole. Aveva ragione il vecchio Filippo di Edimburgo, alla faccia della correttezza politica, ad ammonire il vispo nipotino: “Le attrici si frequentano, non si sposano”.

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