Non pagate le tasse, il Fisco è la mafia. I soldi in nero di Luis Pérez, eurodeputato spagnolo

Álvaro Romillo è stato indagato per finanziamento illecito al fondatore del movimento “Se acabó la fiesta”. Il politico ha dichiarato: “Sono colpevole. Non aspetterò un processo perché non ho bisogno di un giudice”

Alvise da Siviglia ha negato che Luis CryptoSpain gli abbia dato un contribuito irregolare di 100 mila euro per la sua campagna elettorale e ha rivendicato con orgoglio che quella cifra gli è stata corrisposta in nero in cambio di una prestazione da lavoratore autonomo e che lui ha accettato quel pagamento esentasse per legittima difesa contro il terrorismo fiscale dello stato.

Alvise da Siviglia? Luis CryptoSpain? No, non è il resoconto di una discussione tra freak in una puntata de “La Zanzara”. E’ cronaca politica spagnola. Alvise, al secolo Luis Pérez, è il creatore del movimento “politico” Se acabó la fiesta (La festa è finita) che ha ottenuto il 4,55 per cento dei voti alle ultime europee e 3 dei 61 seggi al Parlamento di Strasburgo che spettano alla Spagna – il soprannome Alvise pare che derivi, per ragioni che non vale la pena di appurare, dal personaggio di un’opera del filosofo campano Agostino Nifo (1470-1538). Luis CryptoSpain, all’anagrafe Álvaro Romillo, è invece il creatore del Madeira Invest Club, una società che proponeva investimenti acrobatici con cui eludere le imposte e ottenere guadagni strepitosi. Romillo, che ha chiuso d’improvviso la sua società, è indagato dai magistrati per finanziamento illecito ad Alvise.

In un mondo normale, la preoccupazione di Alvise sarebbe quella di stornare i sospetti di malversazione dal suo movimento uberpopulista fondato sulla più becera retorica anticorruzione e sulla promessa di interrompere la festa di politici rotti, senza eccezioni, a ogni lordura. E invece, in questo brave new world che proprio un personaggio come Alvise sta contribuendo a plasmare con la complicità dei suoi follower/elettori, il fondatore di Se acabó la fiesta ha deciso di reagire con un video su Telegram in cui – dopo aver definito “truffatore” Romillo, pur senza farne il nome – ha annunciato: “Sono colpevole. Non aspetterò un processo perché non ho bisogno di un giudice. Sono colpevole in quanto lavoratore autonomo che è stato pagato in contanti per un lavoro i cui proventi mi sarebbero stati depredati, per più della metà, dallo Stato. Sono colpevole di aver esercitato una legittima autodifesa contro il terrorismo fiscale”.

Fino a qui tutto bene, o quasi: si tratta pur sempre di un signore che ha costruito la sua popolarità dispensando pensierini di estrema destra e bufale a caso a un sempre più ampio pubblico social di sostenitori, di un signore che ogni mese indice una riffa per devolvere per intero il suo stipendio di europarlamentare a un cittadino scelto per sorteggio (nel mese di agosto, tra le 140 mila persone che hanno deciso di consegnare ad Alvise tutti i propri dati personali pur di partecipare a questa lotteria e provare ad accaparrarsi gli 8.088 euro in palio, la fortuna ha scelto l’asturiano Ángel García Fernández).

E non sono tanto sorprendenti neanche le chicche demagogiche di cui è disseminato il video: “Il Fisco è una mafia, un ispettore del Fisco guadagna più di un giudice del Tribunale Supremo. Ma questo sistema criminale, amici miei, ormai s’è rotto”; “I media mi definiranno ‘corrotto’ per un pagamento in nero, ma chi di voi non ha fatto qualche concessione, qualche piccolo sacrificio morale per arrivare dove è arrivato?”; “I politici sono solo delle marionette, io stesso come eurodeputato sono una marionetta”.

Quello che nel video di Alvise scintilla davvero di genio, per la sua logica allucinatoria, è invece questa spiegazione: “Ho accettato questi onorari privati senza fattura per poter avere più risparmi ed evitare così di arricchirmi con la mia attività politica, come ho promesso pubblicamente di non fare, per non essere dipendente dallo stato e non corrompermi”.

Leggendo gli editorialisti da social – che sono in questo caso autorevoli, in quanto costituiscono la sua base elettorale – la reazione prevalente a questo video surrealista di Alvise è un coro di “Dagli al Fisco!”. Evidentemente ai suoi fan la sua arringa finale – “Tutte le tasse che potrete fare a meno di pagare, non pagatele! Facciamo finire la festa!” – è parsa più efficace di un consiglio elettorale, molto più saggio, che gli è scappato nel corso dello stesso video: “La giustizia in Spagna è un miraggio progettato perché le persone credano che un giorno potranno cambiare le cose se voteranno il partito giusto”. Se lo dice lui, che ha fondato il movimento politico che più di ogni altro afferma di voler cambiare tutto, non si vede perché non credergli.

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