Così Antonio Costa si prepara a guidare il Consiglio europeo

L’ex premier portoghese succederà nell’incarico a Charles Michel. Il suo obiettivo è rafforzare la cooperazione tra capi di stato e di governo non solo dentro l’Unione, ma anche nei rapporti con gli altri paesi

Ursula von der Leyen ha presentato la sua nuova Commissione, che tra ritardi accumulati e potenziali incidenti, dovrebbe entrare in funzione il primo dicembre. Lo stesso giorno c’è un altro leader dell’Unione europea che entrerà in carica: l’ex premier portoghese, Antonio Costa, prenderà il posto del belga Charles Michel come presidente del Consiglio europeo. In modo molto più discreto di von der Leyen, Costa sta preparando la sua squadra di consiglieri, ricucendo le relazioni con i capi di stato e di governo e delineando le priorità per i prossimi due anni e mezzo (che probabilmente diventeranno cinque). L’ultima legislatura è stata segnata dalle tensioni e dai conflitti continui tra von der Leyen e Michel. Entrambi si consideravano il volto dell’Ue nel mondo. Ciascuno voleva incarnare il ruolo di unico presidente dell’Ue. Dal “sofagate” in Turchia (il presidente del Consiglio europeo occupò l’unica sedia disponibile per l’Ue, lasciando von der Leyen su una poltrona laterale), alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza (la presidente della Commissione ha espresso sostegno incondizionato a Benjiamin Netanyahu, mentre Michel chiedeva rispetto del diritto umanitario), i due sono riusciti a proiettare l’immagine di un’Ue divisa, incoerente e inconsistente. La prima missione che si darà Costa è di realizzare l’unità non solo tra i capi di stato e di governo dentro il Consiglio europeo, ma anche delle istituzioni dell’Ue verso l’esterno. Le relazioni personali con la presidente della Commissione sono buone. Tuttavia, sarà una missione difficile di fronte a una Ursula von der Leyen che ha la tendenza ad accentrare su di sé riflettori e potere.

La seconda missione che si è prefisso Costa è quella di restituire al Consiglio europeo il ruolo che gli assegnano i trattati: l’istituzione dei capi di stato e di governo che fissa la linea politica dell’Ue. Il rapporto con gli altri leader è fondamentale. Dopo aver guidato il Portogallo per nove anni, molti li conosce già. Ma, prima di entrare in carica, li incontrerà tutti. E non a caso Costa ha scelto Roma per la sua prima visita, già in luglio, poche settimane dopo la sua elezione. Giorgia Meloni era stata l’unica leader a votare contro di lui. L’ex premier portoghese ha voluto inviare un segnale e dire alla leader italiana che lui capisce la differenza tra un voto politico e la cooperazione politica. Meloni ha risposto che non c’era nulla di personale. Il “no” era dovuto al modo in cui erano state gestite le nomine. Dopo aver visto i premier di Belgio (Alexander De Croo) e Lussemburgo (Luc Frieden), Costa farà un’altra visita non casuale la prossima settimana, volando a Budapest per incontrare il premier ungherese Viktor Orbán. Al di là del ruolo dell’Ungheria di presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Orbán e i suoi veti sono diventati un grave ostacolo per la capacità del Consiglio europeo di agire. Costa considera il premier ungherese una sfida. Con i suoi modi gentili, spiegherà che vuole mantenere il dialogo con tutti perché è un prerequisito per l’unità. Ma non fino al punto di bloccare quello che è il sentimento maggioritario dell’Ue.

Oltre alla forma, c’è la sostanza di cui Costa dovrà occuparsi sin dal suo primo giorno. Ci sono questioni che il prossimo presidente del Consiglio europeo considera ormai come sfide strutturali. L’Ucraina è in cima alla lista, il che implica anche l’allargamento e la sicurezza dell’Ue. Poi c’è il posto dell’Ue nell’attuale situazione geopolitica. Il portoghese vuole tendere la mano a paesi che non condividono pienamente le posizioni europee e sviluppare una relazione politica post Brexit con il Regno Unito. Infine c’è il rapporto di Mario Draghi sul futuro della competitività europea che sarà nell’agenda dei primi vertici europei di Costa. Lui sa per esperienza che l’Ue seguirà solo alcune delle raccomandazioni, non tutte. Chiuderà agli altri leader se sono d’accordo sulla diagnosi di Draghi, sulle sue soluzioni, quali sono prioritarie e come metterle in pratica. Contrariamente a von der Leyen, Costa è pronto a difendere anche il debito comune dell’Ue. Come primo ministro aveva detto più volte che l’Ue deve darsi i mezzi finanziari che corrispondono alle sue necessità e ambizioni. Il tema divide i ventisette. Ma con Costa sarà sul tavolo.

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