Peggio di una battutaccia di Feltri sui ciclisti da investire c’è solo chi lo prende alla lettera

Beppe Sala si indigna e tromboneggia come al solito dal piano rialzato mentre Legambiente ha risposto alle parole del giornalista con una denuncia alla polizia per “istigazione a delinquere”. La morte dell’ironia (e qualcosa di più)

Il colmo della serietà è una prerogativa delle facce dei truffatori, e lui infatti totalmente serio non lo è mai. E la patata, si sa, è sempre bollente. Una volta ha fatto un titolo così paradossale che un po’ sembrava Lercio e un po’ il Vernacoliere (che infatti l’aveva ripreso): “C’è poco da stare allegri. Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”. Quando poi Virginia Raggi era un problema per una parte dei 5 stelle, lui definì la sindaca di Roma, e la questione politica che la riguardava, in questi termini: “Patata bollente”. Appunto. Un’altra volta invece il titolo era: “Comandano i terroni”. Ecco. Il giornalismo di Vittorio Feltri, come tutti sanno, è il rischio della fantasia, della provocazione e a volte persino della volgarità.

Ebbene l’altro giorno, criticando le piste ciclabili secondo lui mal progettate di cui si è riempita (pericolosamente) Milano, Feltri ha fatto una battutaccia, eccessiva e provocatoria come sono le sue battutacce: “I ciclisti mi stanno simpatici, specialmente quando vengono investiti”. Ora noi vogliamo dire che non è Vittorio Feltri colui il quale ci fa cadere le braccia. Ma è Legambiente, seria come la faccia del sindaco Beppe Sala che parla sempre dal piano rialzato. L’associazione ambientalista ha infatti risposto a Feltri con una denuncia alla polizia per “istigazione a delinquere”. Niente meno. Cioè secondo loro Feltri ha invitato gli automobilisti a investire i ciclisti. Siamo sconfortati, sul serio. Perché se c’era un’occasione in cui si imponeva, rispondendo a un gran giornalista provocatorio, l’uso dell’ironia, era proprio questa. Invece Legambiente, ma non solo Legambiente, deve appartenere proprio come il sindaco Sala (il quale parla col trombone in mano: “Quello di Feltri è un insulto che non si può tollerare”), a quella categoria di gente nefasta, anche se innocente, che non sa superare il significato letterale delle parole. Se voi gli dite: “Fa un freddo da morire”, Legambiente e Sala sono capaci di avvertire la vostra famiglia e telefonano alle pompe funebri mentre si infilano al braccio la fascia nera del lutto. Se, allarmati, gli dite: “Ma no, scusate, volevo dire che fa un freddo da stare male“, Legambiente e Sala chiamano il dottore. E quando voi, disperati, gli assicurate che questo freddo vi rallegra e vi fa sentire meglio, Legambiente e Sala non hanno pace finché non vi siete tolti il gilé.

Vittorio Feltri voleva dire – e ha detto a modo suo – che le nuove piste ciclabili di Milano sono pericolose. Potrebbe avere ragione? Chissà. Ma il punto serio della faccenda è che tutto questo, ci pare, evidenzia un problema assai più grave dell’infelicità d’una battuta. E il problema è la morte dell’ironia. Una questione che dovrebbe stare a cuore persino a Legambiente (di Sala non sappiamo), perché in fondo l’ironia non è altro che la capacità di tenere insieme verità opposte in uno stesso discorso, sopportandone la contraddizione. E in tal senso è una forma di tolleranza, dunque di intelligenza. Al contrario, a quanto pare, siamo invece un paese in cui il cretino collettivo, che è poi un insieme di cretini individuali potenziato, si indigna, come si indigna il sindaco di Milano. Solo che l’indignazione è un sentimento la cui esternazione morale è del tutto passiva, alimentata solo dai vizi altrui. In questo caso da quelli di Vittorio Feltri. Ma Sala, che ripetiamo è il sindaco di Milano, potrebbe invece riflettere su un fatto: perché nel 2023 nella sua città sono stati investiti 954 ciclisti? Non è che c’è più denuncia civile in una battuta paradossale di Feltri che in un esposto di Legambiente?

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori “Fummo giovani soltanto allora”, la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.

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