Il golpe delle cornacchie a Milano

Le sei e mezza di una domenica mattina. Notte insonne, appena fa giorno esco col cane. Quasi freddo, in un autunno improvviso: nessun rumore per strada. Fino a quando, all’improvviso, esplode uno schiamazzo festoso

Le sei e mezza di una domenica mattina. Notte insonne, appena fa giorno esco col cane. Quasi freddo, in un autunno improvviso. Ma mi colpisce ciò che non sento: nessun rumore dalla strada, dalle case. Dormite ancora tutti, sorrido, e affondo i passi in questo strano silenzio.

Ma appena tace il tonfo del portone alle mie spalle, esplode uno schiamazzo festoso. Cornacchie: tutte le cornacchie di questa via alberata, nella pace dell’alba, giocano. Una a volo radente, bassa sull’asfalto, percorre la strada come una saetta. Poi, una seconda. Dai noci selvatici altre si alzano in volo, gridando la loro aspra risata. A volte pare che le cornacchie ridano di noi. Ma stamattina è chiaro che giocano: nel pallore di una domenica di settembre, mentre Milano dorme.

Cammino piano, per non disturbarle. Su questi noci abitano anche due scoiattoli grigi, di quelli che stanno invadendo le città, forse perché riescono a sopravvivere nei nostri gas. Ne scorgo uno su un ramo basso, acquattato. Attento alle cornacchie, gli dico, sono pericolose per te. Lui lo sa: sta immobile, mimetizzato sul bruno spento del tronco.

È chiuso ancora perfino il mio bar cinese, dannazione. Vago assonnata con il cane, che annusa ogni millimetro di muro. Come traesse un sacco di informazioni: chi è uscito, chi è entrato, dove abitano gatti. Io, ferma, sto a guardare le cornacchie che si sono impadronite della mia via. Senti come schiamazzano, come svolazzano. Il golpe delle cornacchie a Milano.

Poi, scoccano le sette. Dai locali inservienti stranieri portano in strada bidoni colmi di vuoti, in un fragore di vetri. Due bar alzano le saracinesche in un clangore di ferraglia. Jogger volonterosi cominciano a correre. Un tram 19 svolta, dinoccolato ed elegante, su corso Sempione.

Ora, è una mattina normale. Ma io davvero ho visto un’altra città: le gare delle cornacchie a volo radente, ridenti, padrone di Milano. In quest’angolo di mondo in pace – per quanto? mi domando. (Questa inquietudine, una volta non l’avevo).

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