L’Italia a testa in giù: una mostra di Massimo Sestini a Brescia

Per la settima edizione del Photo Festival, il fotoreporter ha allestito un’esposizione con 35 scatti di grande formato e circa 50 foto di backstage e approfondimento con un focus su immigrazione e storia contemporanea

Apre oggi al Museo bresciano di Santa Giulia, fino al 2 marzo, “Zenit della fotografia”, la mostra di Massimo Sestini, forse il più grande fotoreporter italiano, col titolo che si riferisce a una tecnica introdotta dallo stesso Sestini prima dell’avvento dei droni, tramite ingegnose attrezzature e calandosi da elicotteri ed aerei in condizioni estreme, riuscendo a riprendere dall’alto soggetti quasi impossibili trasformandoli appunto in immagini zenitali a novanta gradi o tonde, a trecentosessanta, con una speciale macchina che fa queste foto sferiche, costosissima.

Nello specifico sono esposte, nella mostra organizzata per la settima edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune e Fondazione Brescia Musei, e curata da Angelo Bucarelli, 35 scatti di grande formato e circa 50 foto di backstage e approfondimento, lavori in cui la dimensione estetica si fonde con quella informativa, e particolare “focus” sui temi che stanno a cuore all’autore, come l’immigrazione e i principali episodi della storia italiana contemporanea: la strage di Capaci, il naufragio della Costa Concordia, il terremoto dell’Aquila, la tragedia della Moby Prince, il funerale di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e molto altro.

Sestini è autobiografia della fotografia italiana: è famoso per foto “leggere” storiche che documentano il costume dell’Italia e non solo: il primo bikini di lady Diana, Berlusconi che fa jogging, Carolina di Monaco che piange sulla bara del marito. Esperto di travestimenti, da restauratore per fotografare i restauri di Masaccio nella basilica del Carmine a Firenze nella cappella Brancacci, da nobile ai funerali di Stefano Casiraghi, e poi ancora costole rotte dai bodyguard di Madonna, con tutti gli inconvenienti del caso. Si è specializzato poi in foto dall’alto, anzi “zenitali”, appunto, con grande impatto sociale, compresa quella celebre del barcone colmo di migranti, vincitrice del World Press Photo Award.

Sestini ha lanciato anche un’iniziativa, il progetto “Where are you?”, che rintraccia nelle loro nuove vite in giro per il mondo i migranti salvati, realizzando un documentario con National Geographic, ma il colmo è che talvolta su e giù per la penisola politici e soggetti di vario genere e grado usano le sue foto gratis e senza autorizzazione per manifesti e “post” del tipo “rispediamoli a casa loro”, troppo ghiotta è l’occasione di usare quelle perfette istantanee di disgraziati che vagano per il Mediterraneo su imbarcazioni pericolanti.

Comunque la definizione giusta di Sestini è proprio quella di documentarista. Come un fotografo del National Geographic si apposta e immortala la realtà, che siano divi, politici, o masse sventurate incappate in qualche tragedia della storia e della cronaca. Pratico di sommergibili e Frecce tricolori – nelle more della fotografia verticale e sferica si occupa dei calendari istituzionali per le Forze armate, che lo ospitano su aerei, elicotteri e qualunque mezzo spericolato sia disponibile – ha realizzato una carrellata di volti e situazioni che abbiamo visto tutti e raccontano il Paese di questi anni: Giovanni Rana in una vasca di tortellini, Berlusconi che fa jogging alle Bermude, con la schiera dei suoi tutti in bianco, “e Emilio Fede che a un certo punto inciampa e casca per terra”, ha raccontato al Foglio. E il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in pattino a Santa Severa, e poi Lele Mora in Costa Smeralda nella celebre foto coi tronisti che gli massaggiano i piedi. “E un cane che li guardava sbilenco, pensai: “questa è storia del nostro costume”.

Come autobiografia della foto italiana, incappa anche negli incerti delle nostre epoche incerte, con un ritratto della campionessa di sci Sofia Goggia risultata poi con due piedi sinistri, disguido occorso mentre Sestini era a bordo “embedded” della nave Amerigo Vespucci, in mare aperto e senza connessione, tra le orde di odiatori online che ne chiedevano a quel punto la testa, fiutando il sangue più degli squali (il colmo peraltro per uno noto per non usare mai il fotoritocco). Ma lui va avanti con la sua attività di documentazione del presente, come il cinema forse non riesce a fare più, mettendo in scena tanti “Nuovi mostri”, più veri del vero: Matteo Salvini nudo e compiaciuto a letto con cravatta verde-Lega, per una copertina di Oggi, e il generale Vannacci che si spruzza d’acqua sulla battigia di Viareggio. Il mondo al contrario, visto in una foto, zenitale e non.

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).

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