Open Arms e Salvini: quando a volere il circo mediatico è lo stesso imputato

Spararla grossa per stimolare una reazione, poi lamentarsene e mostrarsi come vittima dei poteri forti: ecco la strategia del vicepremier per sollevare un polverone giudiziario sui media e farlo girare a proprio vantaggio, nonostante gli manchino gli strumenti per trarne concreto beneficio

L’essenziale sul processo Open Arms lo ha scritto ieri Serena Sileoni sulla Stampa. Non è la solita storia della magistratura che invade il campo altrui: “In questo caso, infatti, il circo mediatico-giudiziario è stato attivato e viene sollecitato da chi, normalmente, è vittima di questo circuito. E’ l’imputato a volere la mediatizzazione e la immediatizzazione dei messaggi”.

Volando più basso, dirò che Open Arms è una delle tante variazioni sullo schema “Ciccio mi tocca”, il grande canovaccio su cui si è svolta fin qui tutta la carriera politica di Salvini. È uno schema semplice, che si può scomporre in due fasi: farla o spararla grossa, possibilmente in mondovisione, per provocare o rendere doverosa una reazione (è la fase uno: “toccami, Ciccio”); cadere dalle nuvole e lamentarsi della suddetta reazione, possibilmente in mondovisione, e presentarsi come vittima di macchinazioni delle élite, dei poteri forti, dei media mainstream, dell’Europa eccetera (è la fase due: “popolo, Ciccio mi tocca!”).

Nei mesi dell’incubo gialloverde la ciccio-macchina funzionava a pieno regime, con cadenza quasi quotidiana. Sul piano tattico, infatti, è uno schema duttile ed efficace, che consente di aver la meglio in mille scaramucce. I problemi si notano sulla strategia di lungo periodo, come in questo caso (Open Arms era tre governi fa). Perché per attivare il circo e farlo girare a proprio vantaggio bisogna averne le chiavi; ma quelle (bastava leggere bene l’etichetta sul portachiavi: mediatico-giudiziario) non ce le ha Salvini, ce le ha Ciccio.

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