La Sardegna blocca le rinnovabili e sabota gli obiettivi climatici dell’Italia

La giunta Todde blocca i grandi impianti in favore di soluzioni più costose. Un precedente rischioso per l’Italia. Il Green Deal si è fermato a Cagliari

Nei giorni scorsi molti esponenti dell’opposizione, in particolare di Pd, M5s e Verdi, hanno attaccato il governo che, all’assemblea di Confindustria, ha fatto proprie le critiche di Emanuele Orsini al Green Deal europeo. Come può Giorgia Meloni – era il ragionamento della sinistra – chiudere gli occhi di fronte al riscaldamento globale, proprio mentre l’Emilia Romagna è travolta da piogge torrenziali? Sarebbe un’accusa sensata se, contemporaneamente, quegli stessi partiti in Sardegna non stessero sferrando al Green Deal dei ceffoni molto più forti di quelli, solo a parole, della premier.

La guinta progressista, guidata dallapentastellata Alessandra Todde, che come primo atto aveva imposto una moratoria di diciotto mesi sulle rinnovabili, ha varato il decreto per individuare le “aree idonee”, quelle cioè dove le rinnovabili possono essere autorizzate con un procedimento semplificato, e quelle “inidonee” dove invece non possono essere realizzate. La Sardegna è la prima regione a compiere questo passo e stabilisce un pessimo precedente che, se fosse imitato, renderebbe impossibile raggiungere gli obiettivi climatici dell’Italia.

Come ha detto l’assessore all’Industria Emanuele Cani (Pd), “è possibile che oltre il 99 per cento del territorio sardo sia vincolato”. Il decreto blocca gli impianti in corso di autorizzazione o addirittura già autorizzati (ma che non hanno iniziato i lavori) se ricadono all’interno di un’area non idonea, prevede l’obbligo di due polizze fideiussorie (di cui una di valore doppio rispetto a quello dell’impianto), dichiara una stretta sull’offshore e, in caso di dubbio, fa prevalere le ragioni del no. I comuni possono chiedere di realizzare impianti all’interno di aree inidonee, ma devono seguire una procedura arzigogolata le cui regole sono da definire. In compenso, la regione stanzia 700 milioni di euro per comunità energetiche e piccoli impianti, meno efficienti e più costosi di quelli di grandi dimensioni. Come dire: la transizione ecologica, se proprio la si deve fare, la si faccia al massimo costo per la collettività.

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