Ci sono troppe partite brutte nella nuova Champions

È incredibile pensarla come Platini: questo è un calcio che non piace più. Giochiamolo in dieci

“Ma ancora la Champions?”, ho pensato giovedì aprendo l’ennesima bottiglia per reggere un’altra serata di strazio calcistico. Non so a voi, ma a me dopo tre giorni la nuova formula della Champions League ha già rotto le palle: troppe partite brutte, sfide che difficilmente si vedrebbero in un turno preliminare di Conference, la tranquillità che essendoci più partite si possa attaccare di meno (Bayern escluso, ma quel 9-2 dice tutto della qualità di certe squadre), stadi non esauriti, sbadigli e bolle al naso. Mi dispiace, ma se c’è una cosa certa – oltre al mio amore per la bionda, i levrieri, le giacche di tweed e le sbronze – è che il calcio fa sempre più cagare. E non lo dico da rappresentante in chief dei vecchi reazionari, ma osservo commenti, numeri e lamentele di tifosi sempre più disamorati e di giocatori sempre più stremati. Non rimpiango l’unicità sfavillante del mercoledì di coppa, atteso per giorni e dunque bellissimo, ma non penso che trasformare quella che doveva essere la coppa delle più forti d’Europa in un torneo rionale spalmato su tre giorni settimanali dia più appeal a una competizione a cui tre quarti delle squadre partecipano solo per pisciarsi addosso per l’emozione di sentire la musichetta della Champions a inizio partita.

Ditemi voi se mi devo trovare d’accordo con Michel Platini, il quale ha dichiarato che “la gente della mia generazione non guarda più il calcio perché non si ritrovano più. Nel gioco di possesso, si fanno troppi passaggi indietro più che in avanti. Non critico, ma alla mia epoca si vedeva un calcio più offensivo”. Il problema è la soluzione che propone per uscirne: “Bisognerebbe forse togliere un giocatore e giocare in dieci. Nel Novecento si è iniziato a giocare in undici, ma allora i giocatori correvano meno, erano più lenti ed anche meno forti fisicamente. Quindi potrebbe essere una buona cosa limitare il numero di giocatori perché si libererebbero degli spazi”.

Fatemi essere pessimista, credo che il calcio sia destinato a morire come l’Occidente negli articoli di Meotti, e non saranno le innovazioni estemporanee a salvarlo. Soprattutto fino a che si daranno dodici giornate di squalifica per razzismo a uno come Bentancur che alla richiesta di un giornalista uruguaiano durante un’intervista di avere “la maglietta del coreano” ha detto, riferendosi al suo compagno di squadra al Tottenham Son, “potrebbe essere anche la maglia di suo cugino, visto che sembrano tutti uguali”. Dovrebbero chiudere tutto, altro che togliere un giocatore o spacciare Brest-Sturm Graz come una partita di Champions League.

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