Pd e M5s in Europa stanno con Maduro

Il parlamento europeo approva la risoluzione che riconoscere la vittoria di Urrutia in Venenzuela, ma socialisti, sinistra e verdi hanno votato contro. Una scelta che si accoda alle iniziative della Spagna di Sánchez e di altri dieci paesi, soprattutto sudamericani

Il caso venenzuelano si sposta a Strasburgo. Nella giornata di giovedì 19 settembre l’Europarlamento ha approvato una risoluzione non vincolante di condanna ai brogli elettorali e della persecuzione dell’opposizione democratica orchestrati dopo le elezioni del 28 luglio scorso dal regime di Nicolás Maduro. Si legge nel comunicato stampa “L’Ue dovrebbe fare tutto il possibile per garantire che Edmundo González Urrutia, presidente legittimo e democraticamente eletto del Venezuela, possa entrare in carica il 10 gennaio 2025”. Un obiettivo a cui 309 eurodeputati hanno scelto di votare a favore, tutti appartenenti allo schieramento di destra dell’emiciclo. Vale a dire Partito Popolare Europeo (Ppe), Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) e Patrioti per l’Europa, di cui fanno parte rispettivamente Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega.

Sul versante di centro sinistra, il gelo. I 201 voti contrari appartengono infatti all’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) in cui il Partito democratico esprime la quota maggiore di deputati, ma anche il gruppo La Sinistra, dove il Movimento 5 Stelle è ancora in veste di “osservatore”, e infine i Verdi. A questo si aggiunge l’assenza in aula dei liberali di Renew, che “sostiene pienamente il leader dell’opposizione venezuelana, ma non intende sottoscrivere accordi politici con i cosiddetti ‘patrioti’”afferma la presidente Valérie Hayer.

“Oggi Pd, M5s e Avs avevano la grande occasione di schierarsi dalla parte della libertà del popolo venezuelano, contro una spietata e criminale dittatura comunista e invece si è spaccata e ha scelto di votare – in varie forme – contro il riconoscimento di Edmundo Gonzalez come legittimo presidente eletto del Venezuela, contro il ripristino delle sanzioni nei confronti dei vertici del regime e in generale contro un inasprimento della posizione europea” commentano in una nota Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia e relatore Ecr della risoluzione sul Venezuela, e Nicola Procaccini, co-Presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo. Un silenzio sul dramma venenzuelano che i due eurodeputati reputano “non casuale” da parte della sinistra italiana ed europea.

Eppure, a ridosso del voto a Strasburgo, i Socialisti e Democratici respingevano con fermezza la legittimità delle elezioni del 28 luglio: “Siamo estremamente preoccupati per il deterioramento della situazione in Venezuela. La repressione e la persecuzione dei leader politici e della società civile devono finire e le autorità elettorali devono pubblicare risultati completi e trasparenti” ha dichiarato il 17 settembre Javi López, vicepresidente del Parlamento europeo e negoziatore S&D, secondo cui “solo attraverso il dialogo, la trasparenza e il rispetto della volontà libera e democratica del popolo venezuelano il paese potrà trovare una soluzione all’annosa crisi politica.”

Nella risoluzione, Il Parlamento esorta l’Ue a ripristinare le sanzioni contro i membri del Consiglio nazionale elettorale venenzuelano, citando espressamente l’ipotesi di “Mandato di arresto internazionale contro Maduro” e l’esercizio di una massima pressione contro il suo regime da parte della comunità internazionale. Il tutto per scongiurare un “nuovo esodo migratorio verso altri Paesi della regione, simile a quello che ha portato quasi otto milioni di venezuelani a fuggire dal Paese negli ultimi anni”. Una mossa che l’Assemblea nazionale venezuelana, organo legislativo del paese nelle mani dal governo, ha ripudiato immediatamente.

Anche se le relazioni tra paesi europei e Caracas risultavano già parecchio in bilico. All’inizio di settembre il candidato dell’opposizione Urrutia, su cui pende un mandato d’arresto emesso dal regime venenzuelano, ha trovato asilo politico in Spagna. Lo stesso paese in cui l’11 settembre il Congresso dei deputati ha approvato la proposta non vincolante avanzata dai conservatori del Partito popolare (Pp) che sollecita l’Esecutivo socialista di Pedro Sánchez a riconoscere il leader dell’opposizione venezuelana come legittimo vincitore.

A denunciare i brogli di Maduro si aggiunge anche il presidente dell’Uruguay, Luis Lacalle Pou, che dichiara: “Il trascorrere del tempo non deve fare abbassare l’intensità della nostra voce di fronte ad una dittatura (quella venezuelana) che insiste nel calpestare tutto, a cominciare dal diritto internazionale più elementare”. Insieme ad altri 10 paesi del mondo (Paraguay, Argentina, Costa Rica, Cile, Ecuador, Stati Uniti, Guatemala, Panama, Perù, Repubblica Dominicana) che respingono categoricamente la convalida del risultato elettorale in Venezuela, chiedendo in un comunicato congiunto la pubblicazione e l’esame di tutti i verbali di voto, necessario a “garantire il rispetto della volontà popolare sovrana e della democrazia in Venezuela”.

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