Il ciclone si fa politico. Scontro tra governo e opposizione sull’Emilia-Romagna alluvionata

Anche oggi prosegue l’allerta meteo sulle zone colpite dal ciclone Boris. E la conferenza stampa del governo sull’emergenza si trasforma in uno scambio di accuse con la regione (al voto a novembre) sull’uso dei fondi post alluvione

Dopo avere rovesciato tra i 200 e i 350 millimetri d’acqua su Austria, Repubblica Ceca, e Romania, uccidendo oltre venti persone, il ciclone Boris – che si è formato più di una settimana fa sulle Alpi nord-orientali – da circa due giorni sta investendo il centro-nord Italia, in particolare Emilia-Romagna e Marche, dove la pioggia continua a cadere. Al momento il bilancio è di oltre mille persone evacuate e due disperse. Il Ravennate il territorio più colpito. Fra le zone che ancora sono a rischio, c’è Lugo, in Romagna: per tutta la notte le strade a sud e del centro sono state invase dall’acqua che fuoriusciva dal Senio (Cotignola). Solo nelle prime ore del mattino sembra che l’avanzare dell’acqua sia rallentato. La circolazione dei treni è sospesa fra Ravenna e Castelbolognese via Lugo, comunica Rfi.

Ma non c’è solo l’acqua: una tromba d’aria ha colpito Cento, in provincia di Ferrara, nel tardo pomeriggio di ieri, 19 settembre. Ha sradicato alberi interi e scoperchiato diversi edifici. Prosegue anche per oggi l’allerta meteo sulle zone colpite dell’alluvione: la protezione civile ha emesso un bollettino di allerta rossa sull’Emilia Romagna per rischio idraulico e idrogeologico. Ai sindaci spetta intanto la conta dei danni.

Dopo un anno e mezzo dal terribile maggio 2023 le zone alluvionate della Romagna e del Bolognese rivivono l’incubo di quei giorni. E intanto la politica litiga, con il governo che trasforma la conferenza stampa sull’emergenza in un attacco alla regione Emilia-Romagna (governata dal centrosinistra e che andrà al voto domenica 17 e lunedì 18 novembre dopo le dimissioni del presidente Stefano Bonaccini che andrà al Parlamento Europeo). L’accusa? Non avere utilizzato i fondi messi a disposizione dallo stato centrale per mettere in sicurezza i territori. La regione risponde e la lotta nel fango si fa guerra di cifre.

“Se l’Emilia-Romagna potesse farci il favore di farci sapere quanto è stato speso dei 594.567.679 euro ricevuti in dieci anni dal governo per la lotta contro il dissesto idrogeologico e ci dicesse quali sono i territori più vulnerabili, noi potremmo programmare ulteriori interventi. Non si può sempre chiamare in causa l’alluvione del 2023”, ha detto ieri il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci. Il viceministro dei Trasporti Galeazzo Bignami ha fatto i conti degli stanziamenti assicurati dal governo. “Con una prima ordinanza sono stati assegnati 94 milioni e la regione ne ha spesi 49. Con una seconda ne sono stati assegnati 33,5 e ne sono stati spesi zero. Di altri 103 milioni stanziati ne sono stati spesi ancora zero”, ha attaccato.

“Sciacallaggio politico per fini elettorali”, ribatte la segretaria Pd, Elly Schlein. “Meloni aveva fatto, più di un anno fa, una inutile passerella con gli stivali nel fango a promettere 100 per cento di ristori a famiglie e imprese che non sono mai arrivati. Non hanno messo risorse adeguate”. Insomma, i fondi saranno stati anche stanziati, ma non sono mai stati erogati, rispondono dall’opposizione. La Regione fa sapere che ha chiesto 8,5 miliardi al governo e che l’esecutivo ne ha dati solo 3,8. Mentre nulla è stato stanziato per il piano contro il dissesto idrogeologico che, da cinque mesi, langue al ministero dell’Ambiente. L’ex presidente Bonaccini attacca Musumeci. “Dopo la promessa del governo di risarcire con il 100 per cento dei danni cittadini, famiglie e imprese colpite, agli stessi non è stato risarcito praticamente nulla”, scrive sui sui canali social. “Al contrario di quello che avvenne per il drammatico sisma del 2012, dove tutti furono risarciti al 100 per cento.”

E la presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna, Irene Priolo (Pd), chiama in causa il generale Figliuolo, nominato un anno fa dal governo commissario alla ricostruzione. “Gli ho chiesto di dissociarsi da queste affermazioni perché lui, in una telefonata con me, ha condiviso il fatto che abbiamo fatto tantissimi interventi. E se l’evento non è stato impattante come poteva essere è perché sono stati fatti tantissimi cantieri”. Degli 1,3 miliardi stanziati dal generale per i ristori, è l’accusa al governo, ne sono arrivati solo 30 milioni. Di cui 21 alle famiglie e 9 alle imprese.

Intanto, tra i due litiganti, si fa notare la dichiarazione del presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna. Paride Antolini, avverte che di fronte a eventi così imponenti e ormai tutt’altro che eccezionali, “c’è poco da fare. Non bastano le casse di espansione, non basta abbassare le golene e adeguare le sezioni, occorre dare spazio all’acqua senza se e senza ma” e dice che persino la pulizia dei fiumi e dei fossi, con piogge di questa intensità, “è paragonabile alle cure omeopatiche”. Insomma, come scriviamo oggi sul Foglio, servono nuove soluzioni, non solo ricostruzione. Occorre ripensare (con urgenza) a che economia vogliamo, a fronte delle nuove condizioni climatiche.

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti

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