L’oscena figura dei partiti italiani su Kyiv

Partito democratico, Forza Italia e Fratelli d’Italia si allontanano dalle rispettive famiglie europee sugli aiuti all’Ucraina

Mentre Ursula von der Leyen prepara le valigie per andare a Kyiv e inaugurare, chez Zelensky, la sua nuova Commissione, tra badge fantasma e strane convergenze pacifiste italofone, l’Italia si isola a Strasburgo sulla questione dell’uso delle armi occidentali contro gli obiettivi militari in territorio russo. L’Eurocamera approva giovedì una risoluzione a sostegno dell’Ucraina, ma il voto sul paragrafo numero otto, che “invita gli stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso delle armi occidentali consegnate all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo”, evidenzia che in Italia, sul tema Ucraina, qualcosa sta cambiando, almeno nella narrazione pubblica. Il punto otto infatti incassa il sostegno di tutte le principali famiglie europee della vecchia maggioranza von der Leyen – Ppe, Renew e Socialisti – e raccoglie voti anche dalle due nuove forze che potrebbero alternarsi nella nuova coalizione: i Verdi da un lato e i Conservatori di Ecr dall’altro.

Dettaglio non da poco, però: nessuno dei partiti italiani iscritti a queste cinque famiglie europee ha sostenuto questo emendamento. Una scelta presa senza esitazioni agli estremi del panorama politico italiano: Lega e Fratelli d’Italia da un lato, e Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra dall’altro, che infatti votano compatti e senza defezioni (salvo due novizi di FdI che sbagliano il voto per poi rettificarlo nel corso del pomeriggio). Qualche movimento invece in casa forzista. Gli eurodeputati di Forza Italia avevano ieri annunciato il loro no all’uso delle armi Ue su territorio russo, in linea con la posizione espressa più volte dal ministro Tajani, che durante la giornata di giovedì infatti si è accertato che i suoi fossero compatti sulla posizione del governo. Un posizionamento che, però, ha di fatto isolato i forzisti all’interno del Ppe, che invece ha sostenuto in massa l’emendamento (tesi di FI: votiamo su un emendamento non sulla risoluzione, che non ha alcun effetto pratico, e in fondo neppure il consiglio affari esteri non ha approvato la proposta di Borrel su questo tema).

Il punto 8 ha incassato oltre 200 voti a favore e solo 7 defezioni tra i popolari, 3 delle quali provenienti dalla delegazione forzista (in realtà sarebbero 5 ma anche qui in due sbagliano a votare). Unica voce fuori dal coro tra gli azzurri è stata quella di Massimiliano Salini: “Sul voto di oggi ho seguito il Ppe, affermando la legittimità degli attacchi alle basi militari da cui partono gli attacchi contro l’Ucraina”, ha spiegato l’eurodeputato e vicepresidente del Ppe al Foglio.

Se in Forza Italia il voto è stato sofferto, nel Pd è stato uno psicodramma. A votare in linea con la stragrande maggioranza del gruppo dei Socialisti Ue e a favore del punto 8, infatti, sono state solo Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini (assente Giorgio Gori che però da Bergamo twitta che, se presente, si sarebbe aggiunto alle due colleghe). Contrari, invece, Benifei, Corrado, Decaro, Laureti, Ricci, Ruotolo, Strada, Zan, Zingaretti e Annunziata. Dieci contrari e tre favorevoli, dunque, ma la delegazione conta 21 eurodeputati, ne mancano 8 un numero sufficiente a ribaltare l’apparente maggioranza pacifista. Otto badge, tra cui quello del presidente del Pd, Stefano Bonaccini, che sono misteriosamente scomparsi dal rilevatore elettronico dell’Eurocamera proprio al momento del voto sul punto contestato, per riapparire magicamente al voto sul paragrafo successivo.

In casa Ecr infine, il punto 8 spacca il gruppo in due: FdI vota contro, mentre la delegazione dei polacchi del PiS sostiene l’offensiva ucraina in territorio russo. Divisioni italiane a parte, il contestato punto 8 supera la prova dell’aula e si inserisce nel testo finale, che, oltre a prevedere l’uso delle armi sul territorio russo, chiede agli stati membri di non ridurre il sostegno economico a Kyiv e di impegnarsi per una risoluzione del conflitto che rispetti la sovranità dell’Ucraina. E di fronte al voto sulla risoluzione complessiva, gli italiani tornano a seguire le loro famiglie europee. Le delegazioni di FdI, FI e Pd, con l’eccezione di Tarquinio e Strada, votano a favore del testo conclusivo. Si consolida invece l’asse degli estremi anche sul voto finale, con Lega, M5S, SI e Verdi che dicono no all’intera risoluzione.

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