Viaggio tra i camerati di Vannacci: “Non escludo di fare un partito”

L’eurodeputato chiude la due giorni viterbese a lui dedicata. Fra Decima Mas, migranti, Alemanno ed ex leghisti che ce l’hanno con Salvini

Viterbo, dal nostro inviato. Quando arriva il generale? Perché i colonnelli, cioè i camerati, quelli che con lui stavano nel nono battaglione d’assalto “Col Moschin”, stanno qui da due giorni. Fabio Filomeni, presidente dell’associazione “Mondo al contrario”, dice che basta aspettare e poi l’eurodeputato eletto della Lega ci stupirà: “Il 23 novembre a Grosseto la nostra associazione cambierà statuto: da culturale a politica”. Non a caso quando si palesa qui alle Terme Salus, soluzione d’emergenza causa pioggia, il generalissimo continuerà a dire: “Non escludo nulla, per natura non escludo mai nulla”. Così Vannacci risponde a chi gli fa la più telefonata delle domande sul partito che vuole fondare. D’altronde questa due giorni organizzata dall’ex senatore leghista Umberto Fusco serve proprio a questo: creare attesa, preoccupare un po’ Matteo Salvini che infatti non si fida di mister 560mila preferenze.



Giuseppe Bellachioma, ex deputato leghista made in Abruzzo dice: “Mi sembra di rivivere i tempi di Noi con Salvini”, quando c’era attesa e fermento e soprattutto speranza”. Vito Comencini, altro ex parlamentare leghista veneto con passioni filorusse, aggiunge: “Dalle mie parti c’è fermento: può prendere voti alla Liga, ma anche a Fratelli d’Italia”. William De Vecchis, altro ex salviniano a Palazzo Madama poi transitato in Italexit alle ultime politiche: “Vannacci è un generale: prima dello strappo conterà le truppe, è uno che calcola tutto”. Si mischiano mondi da queste parti. E c’è un discreto culto del capo: magliette in vendita a 10 e 20 euro con il faccione dell’eurodeputato più le sue fatiche elettorali, andate a ruba in libreria (forse anche troppo). Gironzolando qui si entra e si esce in clima “Zanzara”, la trasmissione su Radio 24 di Parenzo e Cruciani. Dove Mauro Giannini, sindaco del paesino di Pennabilli, è ospite fisso: “Sono un ex collega di Roberto, per lui darei la vita, sono nato con la camicia nera”, dice mentre mostra, con il gusto di stupire, i tatuaggi con il simbolo dei paracaduti e il ciondolo della X al collo. “Il fascismo è stato anche un movimento culturale a cui aderisco e sono dannunziano”.

Gianni Alemanno, che ha fatto politica a grandi livelli da colonnello di An come sindaco e ministro dell’Agricoltura, sta qui per dire che “il generale rappresenta la vera destra: quella che non si è compromessa con l’Europa, che non si è snaturata, al contrario di Giorgia Meloni”. Intorno ad Alemanno ruotano piccoli arcipelaghi rossobruni, più bruni che rossi, che stanno qui per curiosità. Viterbo resta la città del 42,5 per cento di Fratelli d’Italia alle ultime europee, teatro dei tour finali di Giorgio Almirante. C’è materiale per Vannacci. Inutile raccontare i tatuaggi che ogni tanto spuntano su braccia muscolose. Qua e là qualche fascio littorio, qualche aquila, qualche “capoccione”. Non ci sono leghisti in sala, ma solo ex che non sono più stati ricandidati. Fusco porta avanti anche l’associazione “Noi con Vannacci” e dopo un primo giorno abbastanza disastroso alla fine tira un sospiro di sollievo. “Peccato per la pioggia: avevo speso duemila euro per il palco all’aperto, ma pazienza. Abbiamo dato la risposta che volevamo. Mi fa un’intervista?”, chiede l’ex senatore a chi incontra. Persona cordiale, Fusco. Che a fine serata passa dai cronisti a dire: “Avete visto la maglietta che si è messo Roberto con la scritta “Noi con Vannacci?”. Ricapitolando. Qui nel “castrum vannacciano”, in quanto accampamento ci sono gli ex del Carroccio che hanno voglia di rifarsi nei confronti del Capitano Salvini. Poi la componente militare che gestisce tutta la logistica del futuro e fa da sentinella per non farsi scalare.

E per ultimo pezzi di destra destra, filo russa, negazionista e no vax, che cercano un altro giro di giostra. Alla fine saranno circa 500 i presenti, compresi i giornalisti e gli operatori che hanno passato due giorni a sbadigliare in attesa che accadesse qualcosa. Magari di destra? “Posso dire una battuta sui gay?”, dice con il gusto della provocazione sciocchina sempre il sindaco di Pennabilli, attratto dai microfoni e da qualsiasi cosa abbia una telecamera. Il comizio dell’ospite non è nulla di sconvolgente: la solita tirata contro i giornalisti, l’attacco alla sinistra che vuole riempire l’Italia di immigrati e l’ambiguità sul destino. È stato candidato dalla Lega come indipendente, ma continua a fare le bizze: non vuole prendere la tessera del partito, gioca sul suo futuro, marameldeggia. C’è molto salvinismo vecchia maniera nella postura e nella scelta di creare un’attesa continua. Di qualcosa che dovrà accadere. La prossima tappa sarà a Grosseto fra due mesi. Intanto ride. Camerata di qua, camerata di là.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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