“Ha esperienza istituzionale. Se ci segue sulle posizioni europeiste, avrà la nostra attenzione. Noi siamo responsabili. La delega alla Coesione? Era quella che aveva il Portogallo. Meloni chiedeva l’Economia, paghiamo la sua ambiguità”, dice l’europarlamentare dem. “L’Ucraina? Continuiamo a sostenerla, ma no agli attacchi in Russia”
“Nessun pregiudizio su Fitto. Ma dimostri prima di tutto di essere autonomo, indipendente dalla piattaforma politica dei Conservatori. Un commissario al servizio dell’Europa e dell’Italia, non del governo Meloni. Così potremo sostenerlo”. L’ex sindaco di Firenze Dario Nardella, oggi europarlamentare dem, apre a Raffaele Fitto. Sulla nomina a vicepresidente della Commisione Ue, il Pd non farà le barricate.
“A differenza di Meloni, che attaccava Gentiloni, noi abbiamo un grande senso di responsabilità. L’interesse nazionale non lo scopriamo oggi”. Ma questo, puntualizza Nardella, “non significa che prenderemo a scatola chiusa la commissione von der Leyen”. Cosa non le piace delle scelte di Ursula? “Ha pensato più a mediare con i governi nazionali che a costruire un organismo davvero europeista. Scegliendo la logica del divide et impera, ha fatto un passo indietro che ci preoccupa. Si è spostata a destra. Saremo quindi intransigenti nel valutare tutti i commissari. E ovviamente anche Fitto”. Per guadagnare il supporto dem, dice Nardella, l’esponente di FdI dovrà spiegare chiaramente come intende interpretare la vicepresidenza. “Cosa ci dirà sul rapporto Draghi e sul debito comune? Sul mercato unico europeo la pensa come Meloni o come Letta? E sul Green deal? Sono aspetti cruciali per il futuro dell’Europa”, spiega l’ex sindaco. “Se Fitto si impegna su questi punti, se ci segue sulle nostre posizioni europeiste, avrà la nostra attenzione. Sarebbe una vittoria anche per noi”.
La questione insomma è tutta politica. L’europarlamentare dem infatti non ha problemi a riconoscere le competenze di Fitto. “Su questo non c’è nulla da dire. E’ stato ministro, presidente di regione e parlamentare europeo. Potrà senza dubbio mettere in campo tutta la sua esperienza”. E sul Pnrr come si è comportato? “Durante la mia esperienza da sindaco, con Fitto abbiamo avuto un rapporto dialettico vivace, da posizioni diverse. Ma sempre con grande rispetto istituzionale”, concede Nardella. “In generale però il giudizio sul Pnrr resta negativo, ma non è del tutto ascrivibile a Fitto. Il modello di gestione del Piano è inefficiente in quanto Meloni ha deciso di stravolgere il meccanismo impostato da Draghi. Ha sottratto la gestione al Mef, caricando di responsabilità un ministero come quello delle Politiche europee, molto più leggero e senza strutture adeguate”.
In modo diverso, Fitto continuerà comunque a occuparsi di Recovery anche a Bruxelles. Per Meloni è prova della centralità italiana. Nardella, che ne pensa? “Fitto è entrato Papa ed è uscito cardinale. Meloni aveva chiesto l’Economia ma ha ottenuto solo la delega che prima aveva il Portogallo”. E la vicepresidenza della Commissione. “Anche su questo vale lo stesso discorso: inizialmente sembrava che Fitto dovesse essere l’unico vicepresidente esecutivo, invece sono sei, tutti allo stesso livello. Inoltre, sul Recovery Fitto non agirà da solo, ma insieme al commissario all’Economia, Dombrovskis, che è molto più forte”. L’Italia paga le ambiguità di Meloni? “Con il no al presidente del Consiglio europeo – Antonio Costa – e a von der Leyen, la premier ci ha messo in una posizione difficile”. Ieri intanto al Parlamento Ue si votava sul sostegno all’Ucraina. Nardella era in Italia “per importanti impegni politici. Ma condivido la linea del Pd, favorevole alla risoluzione e contraria agli attacchi in Russia. Potrebbero essere in contrasto con la Costituzione. Questo – conclude – non toglie nulla al nostro sincero supporto a Kyiv. Occorre però più coraggio sul processo di pace”.