Senza gusto e refrattari al contatto. Ecco perché ci stiamo estinguendo

“Stiamo perdendo la prossimità, viviamo da remoto. Digitali ma senza mani. Tocchiamo solo gli smartphone”. Le giuste intuizioni di Marcello Veneziani, Leonardo Caffo e Riccardo Ruggeri

Non tutti i filosofi sono del tutto d’accordo con la mia visione degli italiani in inevitabile estinzione perché divenuti antitattili, refrattari al contatto fisico. Per Leonardo Caffo “non facciamo più figli anche perché nessuno ci ha detto che la famiglia tradizionale è stata massacrata dalla società attuale dove hanno provato a venderci in contemporanea il panettone a Natale e le libertà assolute da ogni responsabilità: era ovvio che qualcosa dovesse saltare per aria”.

Riccardo Ruggeri cita il suo libro distopico, “La Terza Guerra Mondiale di Gordon Comstock”: “Ogni cittadino avrà gratuitamente dalla nascita alla morte il cibo per vivere. Menù identico: un piatto unico basico costituito da un beverone rafforzato, con tutte le vitamine e le medicine preventive necessarie, più una porzione di cannabis”. Insomma oltre alla perdita del tatto (la masticazione è tatto) incombe la perdita del gusto.

Ultimo ma non ultimo Marcello Veneziani: “Abbiamo perso il tatto (e mezzo atrofizzato l’olfatto) perché ormai stiamo perdendo la prossimità, viviamo da remoto. Digitali ma senza mani. Tocchiamo solo gli smartphone: del tatto ci restò il touch screen”.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l’ultimo è “La ragazza immortale” (La nave di Teseo).

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