L’economia è punto debole di Harris, ma anche la sua opportunità

Al momento gli elettori preferiscono il protezionismo di Donald Trump, ma la candidata democratica può riguadagnare posizione concentrandosi su temi che hanno grandissime ricadute economiche: immigrazione e sanità

Nella campagna elettorale americana l’economia è un tema cruciale. Sebbene Harris abbia vinto il primo dibattito, l’economia rimane il suo tallone d’Achille ma anche il fronte su cui potrebbe guadagnare consensi. Oggi, Harris e Trump competono per offrire un’idea di prosperità futura agli americani. I sondaggi indicano che economia e inflazione sono le prime preoccupazioni degli elettori, con il 55 per cento che preferisce Trump le politiche economiche.

L’agenda di Trump rimane in linea con quella della sua presidenza, fondata su protezionismo, tagli fiscali e deregolamentazione ambientale. Propone di aumentare i dazi sulla Cina e di introdurre una tassa generale del 10 per cento sulle altre importazioni. Trump sostiene che queste misure favoriranno la crescita delle imprese americane, ma l’evidenza economica suggerisce il contrario: il protezionismo ha ridotto i posti di lavoro e contribuisce all’inflazione. Trump promette anche di rendere permanenti i tagli fiscali della riforma del Tcja del 2017 e di ridurre ulteriormente l’aliquota sulle società al 15 per cento. Harris propone invece di riportarla al 28%. Trump non ha chiarito come intenda evitare l’aumento del deficit causato dalle sue proposte di politica fiscale stimato in quasi 5 trilioni. Sostiene che le riforme si finanzieranno da sole, ma finora gli studi mostrano che non hanno prodotto i benefici promessi.

Infine, Trump insiste nel voler ridurre la regolamentazione ambientale e promuovere l’indipendenza energetica degli USA, espandendo la produzione di combustibili fossili. Durante l’ultimo dibattito ha parlato più volte di fracking, tema centrale in Pennsylvania, uno stato chiave in cui il fracking si è espanso di più negli anni. Harris nel 2019 aveva promesso di vietare il fracking, dati i suoi alti costi ambientali e di salute dovuti all’inquinamento delle falde acquifere. A cinque anni di distanza, Kamala Harris ha fatto marcia indietro e annunciato pubblicamente più volte che non vieterà il fracking.

Harris definisce la propria agenda economica come un’economia delle opportunità per tutti, ma il suo programma rimane poco chiaro. Le sue proposte includono politiche per la casa, supporto alle famiglie, controllo dei prezzi e sostegno alle piccole imprese. Harris vuole ridurre i costi degli affitti incentivando la costruzione di nuove case e offrire sussidi per l’acquisto della prima casa. Tuttavia, nei fatti, il governo federale ha molta poca capacità di influenzare la costruzione di nuove case, visto che la politica sui permessi di costruire è di competenza locale negli stati uniti. E così i sussidi per l’acquisto di case nel breve periodo rischiano solo di alimentare ulteriori aumenti di prezzi, data la scarsità di alloggi.

Per le famiglie, propone l’espansione di crediti fiscali esistenti, finanziati da aumenti delle tasse sulle imprese. Anche qui, si tratta di misure che stimolano i consensi ma non particolarmente innovative o con chiari benefici economici.

Infine, Harris sta insistendo molto sull’aiuto alle piccole imprese, proponendo di espandere fino a 50,000$ le deduzioni fiscali per le start-ups, con l’obiettivo di portare alla creazione di 25 milioni di nuove imprese in quattro anni. Una scelta politica che strizza l’occhio ad un elettorato potenzialmente indeciso e storicamente tendente al mondo repubblicano, ma poco sensata da un punto di vista economico. L’evidenza empirica mostra come le imprese piccole contribuiscano limitatamente alla crescita economica americana, e come il vero problema non sia tanto la fase di creazione di impresa, quanto la crescita da piccola a media impresa.

Durante il dibattito, Harris ha evitato di menzionare un’altra proposta chiave del suo programma, ovvero il controllo governativo degli aumenti eccessivi dei prezzi contro l’inflazione. La proposta aveva immediatamente sollevato forti critiche da parte di molti economisti anche di area democratica per gli alti rischi di alterare il mercato e creare pressioni fiscali.

Ci sono poi due grandi temi non sono direttamente di politica economica ma che hanno grandissime ripercussioni economiche, e su cui i due candidati si stanno dando battaglia: l’immigrazione e la sanità.

Sull’immigrazione, Harris è stata attaccata da Trump per politiche troppo permissive che hanno causato un aumento dell’immigrazione illegale al confine col Messico. Harris anche qui non ha ancora delineato politiche precise, ma intende trovare soluzioni bipartisan che migliorino l’accesso alla cittadinanza e il controllo dei confini. Tuttavia, anche su questo fronte, Harris ha margini di rafforzare le sue posizioni andando all’attacco, invece che rimanere sulla difensiva di Trump. L’evidenza economica dimostra che l’immigrazione beneficia le imprese americane, compensando la carenza di lavoratori in molti settori.

E infine la sanità. Anche qui, Harris ha fatto marcia indietro rispetto a cinque anni fa, quando proponeva una radicale ristrutturazione del sistema sanitario. Oggi sostiene cambiamenti graduali per migliorare i piani assicurativi privati e ridurre i costi dei farmaci tramite acquisti centralizzati dal governo. Trump la attacca per il suo sostegno alla “socializzazione” del sistema sanitario e per il suo dietrofront incoerente. Harris potrebbe rafforzare la sua posizione presentando e difendendo scelte politiche più chiare, come aveva fatto nel 2019.

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