“Diamo un milione di dollari a chi organizza un Gay Pride a Gaza o Ramallah”

Ieri la New Tolerance Campaign ha annunciato una campagna in più città: un milione di dollari alla prima organizzazione di difesa lgbt che organizzi un Pride a Gaza o in Cisgiordania. “Non è uno scherzo, non è una trovata pubblicitaria, la nostra offerta è reale”, ha detto il presidente Gregory T. Angelo

“Quando proverai a organizzare un gay pride a Ramallah?”. “Ho discusso l’idea”. “Sei masochista?”. “L’ho discussa con attivisti palestinesi e mi hanno detto che è troppo pericoloso e non dovrei andarci”. Tratto da un breve scambio sullo Spectator fra Rod Liddle e Peter Tatchell, il più famoso attivista inglese dei diritti lgbt fin dagli anni Sessanta quando ancora non andava di moda. Tatchell confessa che vorrebbe tanto portare un Pride in Cisgiordania e Gaza, ma che proprio non saprebbe come fare.

Ieri la New Tolerance Campaign ha così annunciato una campagna in più città: un milione di dollari alla prima organizzazione di difesa lgbt che organizzi un Pride a Gaza o in Cisgiordania. “Non è uno scherzo, non è una trovata pubblicitaria, la nostra offerta è reale”, ha detto il presidente della New Tolerance Campaign, Gregory T. Angelo, lui stesso omosessuale. “Nell’ultimo anno abbiamo visto i cosiddetti ‘queer for Palestine’ e organizzazioni lgbt alleate insistere che i territori palestinesi sono ‘inclusivi’: beh, questa è la loro occasione per dimostrarlo. Siamo disposti a mettere i nostri soldi. Sarebbe un momento di svolta per il pluralismo e la pace in medio oriente”. New Tolerance Campaign ha tentato di pubblicizzare la campagna con annunci a tutta pagina su New York Times, Washington Post e Usa Today, ma tutti e tre i giornali hanno declinato citando la sicurezza. Anche la pubblicità sui cartelloni a Times Square è stata rifiutata: “Gli edifici che esponevano l’annuncio avrebbero potuto diventare bersagli di violenza”.

Nel caso si faccia a Ramallah al Pride si potrebbero portare le foto di Ahmad Abu Markhia, gay fuggito da Hebron e rifugiato in Israele, mentre aspettava di andare in Canada, quando è stato rapito e decapitato un anno fa. “A Gaza c’è un notevole movimento queer che lotta per la libertà e per la giustizia” ha detto Judith Butler all’Università di Bologna qualche mese fa. La madrina del gender potrebbe raccogliere l’offerta della New Tolerance Campaign. In alternativa, nei teatri di Manchester, c’è il riadattamento di “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare, dove si passa da “Free Gaza” ai diritti transgender.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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