Da Schlein a Zingaretti: i segnali del Pd per il sì a Fitto. La doppia posizione della Lega e l’abbraccio con il M5s

Nei giorni scorsi la segretaria del Pd ha telefonato al commissario Ue: i dem pronti a sostenerlo. La Lega non si metterà di traverso nelle audizioni, ma la posizione di Salvini è in bilico all’Eurocamera

Nel governo sono convinti che alla fine il Pd non si opporrà alla nomina di Raffaele Fitto. È il frutto delle dichiarazioni caute di queste ore. Ma anche della telefonata riservata che nei giorni scorsi Elly Schlein ha fatto al commissario e vicepresidente esecutivo della Ue dopo l’indicazione del Consiglio dei ministri. Un contatto c’è stato anche tra il ministro e Nicola Zingaretti, capo delegazione dei dem all’Eurocamera. In chiaro, giusto per dire, anche Enrico Letta ha detto che “Fitto farà un buon lavoro”.

Le formalità di Bruxelles prevedono però diversi passaggi prima che il ministro si insedi, lasciando l’hotel dove soggiornerà in questo periodo di interregno per prendere una casa per i prossimi cinque anni e soprattutto dimettendosi dal governo. Le audizioni che lo riguardano si svolgeranno fra il 14 e il 18 ottobre. Il voto dell’assemblea plenaria di Strasburgo al pacchetto Ursula bis, all’intera squadra Fitto compreso, dovrebbe tenersi fra novembre e dicembre. In una di queste commissioni, quella Regi (Affari regionali), per il Pd ci sarà Lello Topo, campione delle preferenze in Campania e sorpresa delle ultime europee. Le altre commissioni fittiane potrebbero essere, viste le deleghe ampie dell’esponente di FdI, budget, economia e Pnrr.

Ma ancora non sono state decise. La Lega in queste audizioni non si metterà di traverso. Al contrario, sul voto finale del pacchetto Ursula Matteo Salvini ha più di un problema: i suoi Patrioti sono per il no. Così come il M5s pronto a rinnovare, più o meno volontariamente, l’ asse gialloverde dei tempi che furono. Per il Carroccio sarà uno spartiacque. Potrà Salvini non opporsi al suo collega in audizione, ma votargli contro nell’emiciclo dell’Eurocamera con Orbán e soci? Fratelli d’Italia, al contrario, è pronta a un doppio sì, dopo il no delle settimane scorse alla presidente von der Leyen. Giorgia Meloni ha incassato ciò che voleva. Tutto si muove nei partiti. Così come il dopo Fitto: argomento che la premier vuole affrontare a novembre, possibilmente senza rimpasto ma ridistribuendo le deleghe del ministro che tanto gli mancherà.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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