L’import-export putiniano delle idee (e quel viziaccio della mia bolla liberale)

Appiccichiamo con leggerezza l’etichetta di “putiniano”, ma il gioco rischia di sfuggirci di mano, specie se marchiamo così qualunque idea a cui la propaganda russa abbia semplicemente offerto un megafono. E se invece tornassimo a suddividere le idee in due categorie, giuste e sbagliate?

Ogni bolla ha le sue distorsioni cognitive, i suoi riflessi condizionati e le sue idee fisse. Nella bolla che mi è più congeniale, quella in senso lato liberale, c’è il vizio di appiccicare con leggerezza a destra e a manca l’etichetta di putiniano, che a volte sta per “utile idiota di P.”, altre per “sul libro paga di P.”. Le due categorie sono senza dubbio molto rappresentate in Italia, ma il gioco rischia di sfuggirci di mano, specie se marchiamo come putiniana qualunque idea a cui la propaganda russa abbia semplicemente offerto un megafono. Se Putin, per i suoi loschi tornaconti tattici, diventa paladino della libertà di espressione, dobbiamo forse rinnegare quel principio per sospetta infiltrazione russa? Non è un modo per dimostrarsi doppiamente vladimir-dipendenti? Suggerisco di ritrovare il senso della misura. Un esempio: leggendo L’Internazionale moralista. I conservatori russi e la conquista dell’Occidente (Luiss University Press) dei sociologi Kristina Stoeckl e Dmitry Uzlaner, ho scoperto che la fama della Russia come roccaforte dei valori cristiani tradizionali è largamente usurpata. È accaduto piuttosto che nei decenni seguiti al crollo dell’Urss la Chiesa Ortodossa – che aveva una scarsa tradizione di dottrina sociale e un’altrettanto scarsa influenza sui cittadini russi – ha importato temi, retoriche e strategie dalle culture wars americane, per poi impacchettare ed esportare la stessa merce in Occidente con il sigillo di qualità dell’eccezionalismo russo. Mettetevi ora nei panni di un povero conservatore americano che magari detesta Putin, e che ritrova alcune sue vecchie idee trascritte pari pari in caratteri cirillici. Cosa deve fare, ripudiarle perché l’import-export intellettuale le ha contaminate e rese irreversibilmente “putiniane”? E se invece tornassimo a suddividere le idee in due categorie, giuste e sbagliate?

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