I ricordi dell’avvenire

La recensione del libro di Elena Garro edito da Sur, 348 pp., 20 euro

I luoghi sono i migliori custodi della memoria. Oltre ogni coordinata temporale, sono il passato, il presente e il futuro. Per questo la memoria del luogo è diversa dalla memoria del corpo: non fallisce, resiste. E’ in questa dimensione che la scrittrice messicana Elena Garro affonda l’intuizione del suo romanzo, I ricordi dell’avvenire, edito da Edizioni Sur e pubblicato per la prima volta nel 1963. Garro affida la narrazione a una voce onnisciente, affascinante: a tenere in mano i fili della storia e tessere una trama polifonica, è Ixtepec, paesino immaginario nel cuore del Messico, la Tierra Caliente. La voce narrante ricorda il passato, vive il presente, anticipa il futuro, raccontando uno spaccato di storia degli anni post rivoluzionari, i presagi di una guerra civile, la Guerra Cristera, attraverso i suoi cittadini e la sorte della famiglia Moncada. Ixtepec si guarda allo specchio e si racconta con delicatezza, tra orrore e meraviglia: “Mi trasfiguro in un’infinità di colori e di epoche. Sono e sono stato in molti occhi. Sono solo memoria e la memoria che di me si ha. Mi contemplo da questa altura: grande, disteso in un’arida valle. Ci sono giorni come questo, in cui ricordare ciò che ero mi addolora. Vorrei non avere memoria o diventare polvere misericordiosa, per sfuggire alla condanna di dovermi guardare”. Lo sguardo di Ixtepec si snoda tra le strade, gli alberi, le piazze, i cortili, entra nelle case e incontra i personaggi del romanzo. Isabel Moncada, la protagonista, è un ostinato spirito anticonformista che desidera essere libera come gli uomini: “Non sopportava che si facessero differenze tra lei e i suoi fratelli. La umiliava l’idea che l’unico futuro, per le donne, fosse il matrimonio”. Il suo destino incontra quello degli altri personaggi, tutti intrecciati sotto il cielo di Ixtepec: c’è Francisco Rosas, triste, alto e violento generale che per riportare l’ordine nel paesino dissemina la paura, un uomo “incapace di disegnare i suoi giorni” e lacerato dall’amore per Julia, la sua ineffabile e silenziosa amante che guarda il mondo dalla finestra. Ci sono i fratelli di Isabel, le amanti dei militari, il pazzo del villaggio, il forestiero: sono piccoli tasselli che ricostruiscono la storia collettiva di un tempo e di un paese, tra amore, guerra, potere, disuguaglianze di genere, repressione e desiderio di tregua. E’ il tempo dell’avvenire raccontato in una prospettiva presente e Garro lo sa tracciare con audace candore.

Elena Garro

I ricordi dell’avvenire


Sur, 348 pp., 20 euro

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