L’assessore della giunta Gualtieri replica alle parole che Ignazio Marino ha affidato al Foglio. “Trasformare la capitale in maniera olistica è la sfida che come Avs abbiamo raccolto insieme al sindaco, con sostegno talvolta critico ma sempre leale”
Al direttore – Prima di replicare a Ignazio Marino va ricordato il periodo 2008-2021, perché decontestualizzare giova solo a forme di revisionismo storico. I tre sindaci, Alemanno, Marino e Raggi, diversi sotto ogni punto di vista, hanno riportato risultati similari: acuito problemi strutturali, periferie, economia, trasporti, rifiuti…; ampliato la distanza cittadinanza-istituzioni; propagato l’idea che Roma sia ingovernabile.
Trasformare la capitale in maniera olistica è la sfida che come Avs abbiamo raccolto insieme al sindaco Gualtieri, con sostegno talvolta critico ma sempre leale. L’obiettivo è tenere insieme sviluppo generale, in positivo da 2 anni, con lotta alle disuguaglianze e priorità come periferie, servizi di prossimità, questione sociale e abitativa, ambiente. A partire dall’“esserci”, nelle contraddizioni e nelle fragilità. Marino invece guarda Roma da visitatore tornando ogni tanto da Filadelfia nella ztl, non si accorge neppure di buche quasi sparite e montagne di rifiuti rarefatte, né di tante opere e migliorie in realizzazione: per restare ai trasporti da lui richiamati, ci sono 500 nuovi autobus e si sono sostituiti il 24 per cento dei binari dei tram, a fronte del 6 per cento dell’era Marino in tempi simili e dell’1 per cento della Raggi in 5 anni. Il 25 per cento di Tpl poi è già a a gara confonde incentivi alla produttività di Atac presenti in tutte le grandi città con premi ai fannulloni. Nella sua visione, soprattutto, non c’è spazio per contraddizioni sociali e ambientali, si guarda solo la superficie.
Marino racconta i suoi 22 mesi come una “età dell’oro”. Non è stato cosi, per difficoltà oggettive ed errori di tutti noi, compreso un sindaco capace di isolarsi e inimicarsi il proprio partito e i dipendenti, i movimenti, l’associazionismo e molte componenti economiche, sociali, culturali, tacciate di appartenere ai poteri forti. Il sottoscritto, per cronaca, nel 2015 da Presidente municipale e con Sel sul notaio ha espresso pubblico dissenso dal Pd, a cui l’ex sindaco era iscritto, nonostante varie diversità di vedute col Campidoglio. Egli, con evidente furia privatizzatrice, metterebbe a gara Atac, Ama e i servizi pubblici e rende ideologica pure la discussione sul termovalorizzatore, omettendo come il gruppo capitolino Avs lo abbia criticato nelle sedi dovute e non dagli Usa in nome di una diversa idea di ciclo dei rifiuti. Marino a Roma non intende mediare mentre in Europa ha votato per Von der Leyen, nota ambientalista e nemica dei termovalorizzatori… Infine, propone di aumentare controlli e timbrature a chi lavora in Pa e aziende pubbliche, in toni sprezzanti già usati con i dipendenti capitolini. Lo sa che in 22.500 fanno ciò che dovrebbero fare 31.000 unità e ricordano ancora la sua gestione come la più penalizzante? E sa che un impiegato comunale medio ha uno stipendio poco oltre la soglia di povertà e non quello di un affermato chirurgo? Ovunque c’è qualche mela marcia ma “ordine e disciplina” resta pessimo populismo, al contrario serve incrementare il numero e valorizzare le professionalità per migliorare i servizi alla città.
In conclusione, rispolverare lo stereotipo del “fannullone” e il sempre verde motto “privato è bello” non fa bene a Roma, alle sinistre e, sono convinto, neanche ad Avs. Malgrado l’opinione di un parlamentare che peraltro dovrebbe occuparsi di Europa.
Andrea Catarci
Assessore alle Politiche del Personale, al Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti