Una frase di Marguerite Yourcenar per sciogliere i legacci più tormentosi

La scrittrice l’ha pronunciata durante una trasmissione radiofonica del giugno 1979, che aspirava a fissare la regola del buon lettore: che legge “non per identificarsi, ma per espandersi”

Ci sono frasi che sciolgono in un istante i legacci più tormentosi ed esasperanti, che di solito sono quelli in cui ci siamo intrappolati con le nostre stesse mani. Di solito sono frasi molto semplici, quasi degli incantesimi magici, degli scongiuri o degli scioglilingua infantili. Mi è capitato ieri pomeriggio di incontrarne una. Ero lì che ripensavo ai mulinelli e ai vortici, più deprimenti che depressionari, che hanno agitato nelle ultime settimane il bicchier d’acqua della nostra società letteraria – su Walter Siti, le scrittrici e il Premio Strega, sulla classifica del New York Times in cui c’era questo e mancava quello, sugli affari privati di Alice Munro che rendono “problematico” (oggi si dice così) leggerla e ammirarla come prima, infine sugli incauti giochi di parole per cui il nostro Antonio Gurrado, spirito di patata come me, si è ritrovato suo malgrado nelle vesti di emissario del patriarcato delle lettere (patriarcato di bianchi eterosessuali, perché l’identikit intersezionale di questi tempi non si nega a nessuno) –, insomma, sfogliavo petalo per petalo il fiore rattrappito della nostra pochezza di spirito quando mi sono imbattuto in una frase di Marguerite Yourcenar, pronunciata durante una trasmissione radiofonica del giugno 1979, che aspirava a fissare la regola del buon lettore. Costui, diceva Yourcenar, legge non seulement pour s’identifier, mais au contraire pour s’élargir. Proprio così: non per identificarsi, ma per espandersi. E in un batter d’occhio ho visto venir giù tutto il castello di Klingsor.

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