Sì, per le nostre schermitrici ventimila uomini hanno lasciato moglie e figli

Repubblica le ha chiamate: “L’amica di Diletta Leotta, la francese, la psicologa e la veterana”. Bel modo di celebrare un’impresa grandiosa! Ma lo scoop è un’altro: il numero esatto di maschi che dopo l’ultima stoccata sono corsi via da casa

Dispiace ragionare da povero deficiente, ma come fa Repubblica a definire le quattro ragazze medaglie d’oro nella spada: “L’amica di Diletta Leotta, la francese, la psicologa e la veterana”, e poi cambiare l’amica di Diletta Leotta con “la musicista”?

A questo punto perché non “la francesina” e “la chiromante”… L’impresa è stata grandiosa, battere in finale lo squadrone francese nello stupendo scenario del campo di gara più bello di tutte le Olimpiadi di sempre. Sì, perché il Grand Palais è veramente una struttura che definire opera d’arte è poco. La stessa Diletta Leotta seguendo la gara ha pianto, sia all’ultima stoccata sia il giorno prima per Ceccon che per l’argento di Ganna nel ciclismo. In pratica quando c’è una medaglia azzurra piange. Tranne che per i bronzi. Infatti Paltrinieri si è offeso. “Ma come, vinco la terza medaglia alla terza Olimpiade diversa, tutte dedicate a lei (Diletta) e nemmeno una lacrima. A questo punto nella gara di 25 chilometri nella Senna tenterò l’impossibile: cioè percorrere la distanza in 62 minuti esatti”.

Mi è molto piaciuto anche il ct Cerioni, sempre per la scherma. Si è lamentato per l’argento del nostro campione. Infatti è decisione di oggi del Cio di assegnare l’oro a Filippo Macchi e retrocedere l’oro olimpico, il suo sfidante, a medaglia di bronzo. Anche per le forti pressioni che Cerioni ha fatto alla Federazione cinese. Anche la Meloni infatti in visita a Pechino ha portato avanti questo dossier e la medaglia d’oro è passata al bravo Macchi. L’ideale per lo spirito olimpico è rifare l’incontro su un barcone che naviga sul canale Saint Martin (Parigi), ma l’autorità di bacino non vuole. Lo schermidore di Hong Kong potrebbe chiedere asilo politico in Belgio e poi far perdere le tracce per comparire ai Mondiali di Oslo nel 2026. Sempre che non venga prima catturato dal Coni… Ma non penso.

E’ bene ricordare un fatto mai a memoria di cronista… Dopo l’ultima stoccata vincente delle azzurre, circa 21 mila uomini sono corsi via da casa. Abbandonata moglie, figli, suocera, lavoro per raggiungere le donne che avevano fatto di loro degli innamorati perduti. Nulla nelle varie stazioni ferroviarie è servito a farli ragionare. Volevano correre in piena notte per baciare le nostre eroine. Tra questi c’ero anche io. Mi sono fermato a Lione. Motivo: mi era passato l’innamoramento. Era rimasta solo una stima grandissima. Quella rimane sempre.

Ma parliamo di futuro: dopo le 35 medaglie d’oro azzurre, le 10 d’argento e le 2 di bronzo l’Italia pretende un’Olimpiade. La scelta è caduta su Napoli, la perla del Mediterraneo. Purtroppo l’attesa non è breve: prima c’è Los Angeles ’28, poi Brisbane che rischia la revoca, non avendo iniziato i lavori per il tiro con l’arco. E’ già pronta Algeri 2032, poi se Brisbane merita, slitta al 2036. Napoli 2040. Kathmandu 2044, Vienna 2048, Brasilia 2052, cambiamenti climatici permettendo. La candidatura di Belgrado è stata scartata perché i campi di gara sono già pronti, e per assurdo nel 2052 saranno dissestati.

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  • Maurizio Milani
  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E’ fidanzato con Monica.

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