L’intesa tra Asi e SpaceX è un passo decisivo per il contributo italiano alla colonizzazione di Marte, con esperimenti su clima, radiazioni e agricoltura spaziale. Un’iniziativa che unisce scienza e industria e punta a rendere possibile la vita autonoma su altri pianeti
Nel caso prevediate di andare su Marte, sappiate che le previsioni del tempo rimarranno pessime, ma almeno si potrà mangiare italiano. L’annuncio dell’accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la SpaceX di Elon Musk per inviare esperimenti scientifici su Marte a bordo delle prime missioni commerciali del colossale veicolo Starship è molto più di una semplice notizia tecnologica. È la dichiarazione d’intenti di un Paese che, forte di un’eredità che va da Galileo a Luigi Broglio, rifiuta un ruolo da comparsa nella nuova corsa allo spazio e punta a diventarne protagonista in un settore chiave: la sopravvivenza umana su altri mondi. Il pacchetto di esperimenti italiani destinato ad arrivare su Marte grazie all’accordo con SpaceX non è una collezione casuale di strumenti, ma una suite scientifica coerente e integrata, progettata per affrontare tre delle questioni più critiche per la futura abitabilità umana del Pianeta Rosso. Il carico utile, come sembra emergere da diverse fonti, si articola su tre esperimenti principali. Stazione di monitoraggio meteorologico: Marte è noto per il suo clima estremo e, in particolare, per le sue violente e globali tempeste di polvere. Una stazione meteorologica in grado di raccogliere dati continui su temperatura, pressione, velocità del vento e densità della polvere è di vitale importanza.
Queste informazioni sono essenziali non solo per la comprensione scientifica del clima marziano, ma soprattutto per la pianificazione operativa delle future missioni: dalla scelta di siti di atterraggio sicuri alla progettazione di habitat e tute spaziali resistenti, fino alla previsione di eventi meteorologici che potrebbero mettere a rischio la sicurezza degli astronauti e delle attrezzature. Sensore di radiazioni: Lo spazio interplanetario e la superficie di Marte sono ambienti ad alta radiazione, privi della protezione del campo magnetico e della densa atmosfera terrestre. Misurare con precisione i livelli di radiazione cosmica galattica e di particelle energetiche solari durante il viaggio di sei mesi e sulla superficie è cruciale. Questi dati sono indispensabili per progettare sistemi di schermatura efficaci per i veicoli spaziali e gli habitat, nonché per stabilire protocolli di sicurezza per limitare l’esposizione degli astronauti e ridurre i rischi per la loro salute a lungo termine. Esperimento di crescita delle piante: Questo è l’elemento più iconico e strategicamente rilevante della missione. L’obiettivo è testare la fattibilità della coltivazione di piante in condizioni marziane, affrontando le sfide poste dal suolo, dalla gravità ridotta (circa il 38% di quella terrestre) e dalla sottile atmosfera. Il successo di questo studio è un passo fondamentale per lo sviluppo di sistemi di supporto vitale biorigenerativi, capaci di fornire cibo e ossigeno in modo sostenibile ai futuri coloni.
Al centro di questa missione, quindi, non c’è solo l’ambizione di misurare radiazioni o monitorare il clima marziano, compiti pur fondamentali per la sicurezza dei futuri astronauti. Il cuore pulsante del progetto, quello che ne cattura l’immaginazione e ne definisce il valore strategico, è un piccolo orto spaziale. Un esperimento per coltivare piante, probabilmente foraggere come il Loietto Italico (Lolium multiflorum), in un ambiente ostile, sfidando un suolo sterile, temperature glaciali e un’atmosfera irrespirabile. Non si tratta di un vezzo culinario, ma di una ricerca fondamentale per sviluppare sistemi di supporto vitale biorigenerativi, la tecnologia che un giorno permetterà alle colonie umane di produrre cibo e ossigeno in loco, spezzando la tirannia della catena di approvvigionamento terrestre. L’annuncio di ieri non è un’improvvisazione. L’Italia ha sistematicamente costruito una leadership mondiale in questo campo di nicchia, con progetti come HortExtreme e Rebus che da anni studiano come adattare le nostre colture, dal grano alla soia, alle condizioni extraterrestri. L’accordo con SpaceX è la naturale evoluzione di questa strategia: affidare il “come arrivarci” al partner tecnologicamente più dirompente e avanzato del mercato, per concentrarsi sul “come viverci”. L’accordo ASI-SpaceX, sostenuto dalla nuova Legge italiana sull’Economia dello Spazio, è un manifesto di questa nuova filosofia. E’ un investimento che va oltre il valore scientifico dei dati che verranno raccolti. E’ un motore per l’intera filiera aerospaziale nazionale, dalle università alle piccole e medie imprese, che vedranno le proprie competenze proiettate sulla frontiera più avanzata dell’esplorazione umana.
Mentre il mondo guarda a Marte come alla prossima grande frontiera, l’Italia non si limita a piantare una bandiera. Sta piantando un seme. Un seme che porta con sé non solo la promessa di cibo e ossigeno, ma anche il simbolo di un’ingegnosità tutta italiana, capace di unire tradizione e innovazione, cultura e tecnologia. Se un giorno l’umanità diventerà una specie multi-planetaria, è molto probabile che il primo pasto coltivato e consumato su un altro mondo avrà radici, letteralmente, nel nostro paese.