Proteggere il ponte dalle esondazioni

L’opera sullo Stretto è stata approvata ma non è certo il passo definitivo. Occhio agli assalti giudiziari. Dalla Corte dei conti, agli ambientalisti e ai proprietari degli immobili che devono essere esproriati

L’approvazione da parte del comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) del ponte sullo Stretto è un passo importante ma non certo definitivo. C’è da attendersi un calvario disseminato di azioni giudiziarie? Più che probabile, a cominciare dalla Corte dei conti, che deve verificare la legittimità degli atti del progetto, e che comincerà l’esame tra un paio di mesi. Poi ci saranno denunce da parte degli ambientalisti e dei proprietari degli immobili che devono essere espropriati e demoliti, inoltre gli enti locali interessati cercheranno di ottenere il massimo, forse anche con azioni giudiziarie. E non tarderanno ad arrivare anche suggerimenti alle procure, per dimostrare magari che ogni opera infrastrutturale in Italia alla fine rischi di essere un pericolo per infiltrazioni non legali.

E’ solo un elenco sommario delle incognite che attendono l’operazione ponte di Messina sul versante dei tribunali, che sarà attivato da chi contesta l’opera o anche da settori della magistratura che cercano qualsiasi occasione per indebolire e contestare l’azione del governo, magari per rendere più difficile l’approvazione referendaria delle riforme della giustizia, a cominciare dalla separazione delle carriere tra inquirenti e giudicanti. Che le decisioni politiche debbano rispettare le leggi è ovvio e che ci siano strumenti di controllo che bilanciano i poteri è una sana caratteristica delle democrazie. Però quando di questi “contrappesi” istituzionali si fa un uso strumentale che ha obiettivi che vanno assai al di là della funzione per la quale sono stati istituiti e che puntano alla paralisi di tutte le iniziative decise dal governo e approvate dal Parlamento, in quel caso si entra su un terreno pericoloso prima di tutto per l’equilibrio istituzionale. E’ per queste discutibili ragioni che l’iter del ponte sarà tanto arduo, non per le obiettive difficoltà tecniche, ma per i caratteri impropri che può assumere la battaglia di chi non condivide la scelta di costruirlo. Il ponte merita un futuro. E in quel futuro vi è anche una necessità: proteggerlo dalla repubblica delle esondazioni giudiziarie.

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