Non ho conosciuto i manicomi, non sono uno specialista (detesto gli specialismi). Ma osservo la realtà: i pazzi esistono. Chiudere i manicomi perché i malati vi erano maltrattati è come chiudere le carceri perché i detenuti vivono nel degrado. Bisognava rendere più umani i manicomi, così come si dovrebbero rendere più umane le carceri
La mamma dei basagliani è sempre incinta e come ricorda Houellebecq la destra non ha affatto vinto la battaglia delle idee, “la sinistra domina ancora”. Ecco spiegate le 131.000 visualizzazioni sul mio profilo X della Preghiera per la riapertura dei manicomi, i 185 commenti (175 saranno pieni di insulti anche se il numero preciso non lo conosco, non li leggo mai), e poi le mail arrabbiate, gli articoli indignati, le telefonate scandalizzate…
Non hai conosciuto i manicomi! In effetti no. Non sono uno specialista, detesto gli specialismi e studio da uomo universale, da polimata, o politropo, e comunque a differenza dei basagliani (che in fondo sono dei roussoviani, il buon matto come il buon selvaggio) al posto dell’utopia ho un metodo: il metodo della realtà. Nella realtà i pazzi esistono e molti di essi rappresentano per i famigliari un problema ingestibile. Chiudere i manicomi perché i malati vi erano spesso maltrattati non sembra più razionale di chiudere le carceri perché i detenuti sono spesso costretti a vivere nel degrado. Bisognava rendere più umani i manicomi così come bisognerebbe rendere più umane le carceri. Ma chiaramente “manicomio” è una parola tabù e Basaglia è un idolo, una vacca sacra, e se mi pensassi capace di far ragionare una massa di fanatici il pazzo sarei io.