Il ministro dello Sport non è il Re di Spagna. Ma l’Italia è il paese dell’insipienza ciarleria e dei quaraquaquà affetti da pedanteria: la polemica del giorno sul governo assente a Wimbledon non poteva mancare
È noto, persino comprensibile, che il Re di Spagna non abbia più niente di istituzionalmente importante da fare dai tempi del Golpe Tejero, tant’è che il simpatico Juan Carlos per distrarsi finì per andare a caccia di elefanti nel Botswana, e mal gliene incolse. Suo figlio Felipe, tra un tentativo di secessione catalana e l’altra, forse potrebbe occuparsi degli scandali boccacceschi del gobierno Sánchez, ma quella è bassa cucina politica, niente di istituzionalmente rilevante. Anche per lui a Madrid niente da sbrigare. Ma a Re Felipe, più che gli elefanti, piace il tennis. Ha appena nominato il suo idolo Rafa Nadal marchese di Llevant di Maiorca, e da sovrano fortunato ha subito potuto rimpiazzarlo sul campo con un altro grande di Spagna, Carlos Alcaraz per cui va pazzo. Non avendo particolari impegni protocollari in patria, lo ha seguito anche nella vittoriosa finale del Roland Garros a Parigi, lo scorso giugno. E puntuale e compunto, noblesse oblige, era domenica anche a Wimbledon, dove però il suo campione ha perso. Noblesse oblige, la sua presenza nel Regno Unito aveva anche un sapore protocollare: era seduto a fianco dei principi di Galles, pari sangue blu e un giorno suoi parigrado sul trono. Fine dell’insulso dibattito istituzionale-geopolitico de’ noantri sulla mancata presenza istituzionale italiana nella tribuna del Centre Court dove Jannik Sinner ha trionfato. Che ci dovevano fare l’anodino ministro Abodi, uno che tra il bel mondo di Wimbledon sarebbe scomparso come un total white alla caccia dell’elefante bianco, o l’atletico Luciano Buonfiglio, neo presidente del Coni con tre lustri sulle spalle in più di Don Felipe?
Eppure, poiché l’Italia è il paese dell’insipienza ciarliera e dei quaraquaquà affetti da pedanteria, ecco che è scoppiata, “sui social”, la polemica cretina del giorno sulla presunta tragedia nazionale della mancanza di un membro del governo, anche minore, o della governance e dello sport. Un profluvio di frasi come questa: “Oggi a Wimbledon non c’era nessuno del governo”, “abbiamo un governo di zoticoni”, “la domanda nasce spontanea, come mai nessuno del governo o delle istituzioni dello sport non fosse presente a Wimbledon”. Nasce spontanea: nelle menti ottuse evidentemente. Poi da lì tracima ai molti politici che la domenica non sanno che fare, fino ai giornali. Il sommario del pezzo della Stampa, tanto per rendere l’idea del livello: “Mentre Alcaraz ringrazia il Re Felipe VI, accorso a sostenerlo sugli spalti, il trionfatore azzurro non ha nessuno delle istituzioni al suo fianco. Polemiche sui social”. Dove “polemiche sui social” vale pietra tombale del giornalismo. Sarebbe tutto qui, non fosse che nello stupidario generale sono finite con tutti i piedi anche persone solitamente bene informate dei fatti, ma in vena di facile polemica anti governo. Le lasceremo anonime. Che non ci fosse un motivo istituzionale per cui il governo italiano dovesse essere a Londra, non lo possono capire. O forse pensano che Abodi debba essere presente ogni volta che Sinner giocherà una finale di Slam? Manco Re Felipe ha così un tubo da fare. Ma soprattutto, se per l’onore dell’Italia urgeva una presenza che tenesse grado al Re, perché i furboni non se la sono presa con Mattarella? Paura di prendersi una racchettata quirinalizia nei denti?