Parlateci di Bibbiano. In tv, per favore

La gogna mediatica finisce in prima serata, le assoluzioni no. E su questo bisognerebbe riflettere. Un appello

Nella vicenda di Bibbiano, fin dall’inizio, è stato difficile distinguere i fatti dalle esasperazione mediatica e dalle strumentalizzazioni politiche. Non è il solo caso ma certo uno dei più significativi. I fatti consistono nel numero statisticamente assi elevato dei casi di abusi e violenza ai danni di minori denunciato dai servizi sociali, in alcuni casi, come poi si è verificato, dimostratisi infondati. La procura di Reggio Emilia ha costruito un teorema accusatorio che considerava i diversi fatti collegati tra loro in modo da configurare un piano, appoggiato dall’amministrazione locale disponendo gli arresti di 16 indagati. I successivi gradi di giudizio hanno smontato questo teorema, è rimasta qualche condanna marginale ma in sostanza il caso Bibbiano è stato dichiarato inesistente. Ora la attenzione mediatica si è attenuata, perché le accuse fanno più notizia delle assoluzioni, e su questo bisognerebbe riflettere. E’ ripreso invece lo scontro politico, innestato da Stefano Bonaccini, presidente del Pd allora presidente della giunta emiliana, cioè della regione di Bibbiano, che dalle pagine di Repubblica si è rivolto agli esponenti del centrodestra che allora manifestarono a Bibbiano, da Giorgia Meloni a Matteo Salvini e Luigi Di Maio, dicendo “Parlateci di Bibbiano e poi chiedete scusa”.

Naturalmente bisognerà attendere le motivazioni della sentenza, che è di primo grado, sapere se la procura chiederà un processo di appello e, in quel caso, attendere le successive sentenze. Quello che bisognerebbe evitare, da tutte le parti, è di ripercorrere la strada delle esasperazioni e della strumentalizzazioni, insomma dei processi in piazza che servono solo a creare un clima esacerbato, dimenticando peraltro che si tratta della condizione di minori sui quali in un modo o nell’altro, tutto questo clamore peserà per tutta la vita. Non si pretende che casi giudiziari obiettivamente densi di interrogativi vengano trascurati dall’opinione pubblica, ma di avere un po’ di misura, anche perché le esasperazioni di un giorno diventano spesso autolesioniste un domani.

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