Dall’Olanda all’Algeria, chi dialoga con lo stato ebraico viene emarginato, minacciato o imprigionato. Il viaggio di una delegazione di imam europei a Gerusalemme e la repressione contro chi rifiuta l’estremismo per scegliere la convivenza
“Sono commosso e ispirato nell’incontrare imam e leader della comunità musulmana provenienti da tutta Europa che si oppongono coraggiosamente all’estremismo e si battono a favore della coesistenza e della collaborazione tra le fedi. Inshallah, vedremo tutti giorni migliori, con i nostri ostaggi a casa e la fine dei conflitti e delle sofferenze nella nostra regione”. Così aveva appena scritto il presidente israeliano Isaach Herzog quando uno degli imam che aveva incontrato a Gerusalemme, Youssef Msibih, è stato cacciato dalla sua moschea. Non a Teheran o a Beirut, ma ad Alkmaar, in Olanda. Youssef Msibih, imam della moschea marocchina Bilal di Alkmaar, era tra i quindici imam che si sono recati a Gerusalemme.
La moschea Bilal ha annunciato che Msibih è stato cacciato “con effetto immediato” e ha dichiarato di non avere più “alcun rapporto con lui”.
Durante il viaggio, il gruppo europeo di imam (tra cui tre religiosi dall’Italia) ha visitato il parlamento israeliano, la Città Vecchia di Gerusalemme, il memoriale dell’Olocausto di Yad Vashem, le aree colpite da attacchi missilistici iraniani e di Hezbollah, oltre ai kibbutz devastati il 7 ottobre. “Gli islamisti in Europa sono più forti e potenti di quelli in Pakistan o in medio oriente perché, mentre nella regione la gente sa che sono estremisti, in Europa diffondono la loro ideologia politica estremista nelle moschee e nei centri comunitari islamici senza alcun controllo”, ha affermato Noor Dahri, imam del Regno Unito che ha preso parte al viaggio.
L’imam francese Hassen Chalghoumi, che ha guidato la delegazione in Israele, ha detto a Herzog: “Quello a cui abbiamo assistito dal 7 ottobre non è solo un conflitto tra Israele e Hamas, né tra Israele e Hezbollah, il ‘Partito di Satana’. E’ uno scontro tra due mondi fondamentalmente diversi. Voi rappresentate il mondo della fratellanza, dell’umanità, della compassione. Voi rappresentate i valori della democrazia e della libertà”. Chalghoumi per gli islamisti radicali che lo vogliono morto è “l’imam degli ebrei”. Presidente della Conferenza degli imam di Francia (alternativa a quella dominata dai Fratelli musulmani), oggi Chalghoumi tiene i suoi sermoni col giubbotto antiproiettile e cambia spesso casa per sicurezza. Il prezzo pagato da imam che non bevono la Gaza Cola dei fratellini musulmani in vendita nelle nostre Coop ecosostenibili.
Dalia Ziada, saggista e studiosa egiziana, attivista per i diritti civili, per aver partecipato a una videoconferenza organizzata da Israele, è stata attaccata non solo online ma anche di persona: estremisti islamici hanno visitato la casa di sua madre nel tentativo di “darle la caccia” tra le accuse che fosse con una “spia sionista”. Oggi Dalia vive fuori dall’Egitto per non fare la fine di un giornalista liberale egiziano, Farag Foda, pugnalato a morte, accusato di essere a favore della “normalizzazione con Israele”.
“Perché sei andato in Israele?”, ha appena chiesto il giudice algerino a Boualem Sansal, come se si trattasse di un crimine. Il riferimento è alla sua scandalosa partecipazione nel 2012 al Festival della letteratura di Gerusalemme, quando il romanziere divenne “l’amico dei sionisti”. Per aver visitato Israele e aver detto di essere “tornato felice”, da 236 giorni l’autore di “2084” è chiuso in una fetida cella algerina di nove metri quadrati.